![Il fine vita divide il Palazzo. Veneto e Sardegna si muovono, il governo valuta il ricorso](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2023/07/24/1690188932-suicidio-assistito-ansa.jpg?_=1690188932)
E adesso? La Toscana ha la sua legge che già traballa più di un ponte tibetano, a Roma invece continua lo stallo, come fosse una partita a scacchi. Il fine vita divide il Palazzo, anche se gli schieramenti sono trasversali a destra e sinistra, e nei fatti si va verso un'autonomia differenziata: in Sardegna potrebbe sbloccarsi l'iter della nuova norma, in Veneto Luca Zaia annuncia che si sta scrivendo un regolamento ad hoc e questo provoca un cortocircuito nel centrodestra.
La domanda che ora tutti si fanno é se il provvedimento appena varato dalla giunta guidata da Eugenio Giani verrà impugnato dal Governo davanti alla Consulta. «Le impugnative - risponde il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti - non si fanno in televisione ma in Consiglio dei ministri e dobbiamo vedere se quanto pensiamo sarà confermato dagli uffici competenti. Ricorrere alla Corte costituzionale non è una decisione politica, ma si basa su un fondamento tecnico».
E però pare probabile che si proceda verso il braccio di ferro davanti alla Consulta. Per ora, però, il suicidio medicalmente assistito è, a determinate condizioni, possibile. E Giuseppe Conte lo difende: «Se a un certo punto il Signore chiama, l'accanimento terapeutico per una patologia assolutamente irreversibile, in piena sofferenza, non significa che è giusto proseguire in quella direzione. Siamo davanti a una legge equilibrata e che non deve spaventare nessuno».
Il cardinale Matteo Zuppi, intercettato ad un convegno, si barrica dietro il più classico «no comment», il vescovo di Arezzo Andrea Migliavacca invece è esplicito: «Siamo sgomenti e addolorati».
I cattolici sono sul piede di guerra, ma da Venezia Luca Zaia, che già era arrivato ad un passo dall'approvazione di un provvedimento, rilancia: «In Italia il fine vita esiste già, dire che non esiste vuol dire non essere rispettosi dei cittadini». Il riferimento è alla sentenza della Corte costituzionale del 2019 che però dà solo alcune indicazioni di marcia e dunque Zaia spiega che i suoi tecnici stanno scrivendo un regolamento che colmerà gli spazi bianchi. Secca la replica degli eurodeputati veneti di FdI Elena Donazzan e Daniele Polato: «Invitiamo Luca Zaia ad essere più rispettoso della volontà del Consiglio regionale che, con una difficile, lunga e sofferta decisione ha detto no al fine vita».
Insomma, a Venezia è bagarre dentro la maggioranza, ma Zaia sembra voler andare avanti e mette in evidenza i due punti fondamentali che la Consulta non ha chiarito: «I tempi entro cui deve arrivare una risposta e chi deve gestire e somministrare il farmaco».
Anche in Sardegna potrebbe muoversi qualcosa: «La proposta di legge è stata depositata nel novembre 2024 - afferma in una nota l'associazione Luca Coscioni - con il sostegno dei gruppi di maggioranza che in quell'occasione avevano preannunciato che la legge sarebbe stata votata come primo provvedimento dell'anno». Non è andata così, anche perché la presidente Alessandra Todde, 5 Stelle, è stata dichiarata decaduta e il suo futuro è in bilico, ma ora si chiede che la «discussione sia avviata al più presto in Consiglio regionale». E intervengono i parlamentari sardi Pd Silvio Lai e Marco Meloni: «La Regione Toscana ha fatto bene a normare le procedure per il fine vita, come la Corte Costituzionale chiede al Parlamento ormai da anni».
A Roma intanto, il Comitato ristretto delle commissioni Giustizia e Affari sociali del Senato è ancora lontano dal produrre un testo base. E Ignazio Zullo, FdI, frena: «Quando la Corte dichiara l'illegittimità di una norma, non c'è la necessità estrema di una legge». Il fine vita può attendere.
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