Il fine vita divide il Palazzo. Veneto e Sardegna si muovono, il governo valuta il ricorso

Il centrodestra contro la legge della Toscana, la Cei "sgomenta". Zaia rilancia, ma Fdi si oppone

Il fine vita divide il Palazzo. Veneto e Sardegna si muovono, il governo valuta il ricorso
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E adesso? La Toscana ha la sua legge che già traballa più di un ponte tibetano, a Roma invece continua lo stallo, come fosse una partita a scacchi. Il fine vita divide il Palazzo, anche se gli schieramenti sono trasversali a destra e sinistra, e nei fatti si va verso un'autonomia differenziata: in Sardegna potrebbe sbloccarsi l'iter della nuova norma, in Veneto Luca Zaia annuncia che si sta scrivendo un regolamento ad hoc e questo provoca un cortocircuito nel centrodestra.

La domanda che ora tutti si fanno é se il provvedimento appena varato dalla giunta guidata da Eugenio Giani verrà impugnato dal Governo davanti alla Consulta. «Le impugnative - risponde il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti - non si fanno in televisione ma in Consiglio dei ministri e dobbiamo vedere se quanto pensiamo sarà confermato dagli uffici competenti. Ricorrere alla Corte costituzionale non è una decisione politica, ma si basa su un fondamento tecnico».

E però pare probabile che si proceda verso il braccio di ferro davanti alla Consulta. Per ora, però, il suicidio medicalmente assistito è, a determinate condizioni, possibile. E Giuseppe Conte lo difende: «Se a un certo punto il Signore chiama, l'accanimento terapeutico per una patologia assolutamente irreversibile, in piena sofferenza, non significa che è giusto proseguire in quella direzione. Siamo davanti a una legge equilibrata e che non deve spaventare nessuno».

Il cardinale Matteo Zuppi, intercettato ad un convegno, si barrica dietro il più classico «no comment», il vescovo di Arezzo Andrea Migliavacca invece è esplicito: «Siamo sgomenti e addolorati».

I cattolici sono sul piede di guerra, ma da Venezia Luca Zaia, che già era arrivato ad un passo dall'approvazione di un provvedimento, rilancia: «In Italia il fine vita esiste già, dire che non esiste vuol dire non essere rispettosi dei cittadini». Il riferimento è alla sentenza della Corte costituzionale del 2019 che però dà solo alcune indicazioni di marcia e dunque Zaia spiega che i suoi tecnici stanno scrivendo un regolamento che colmerà gli spazi bianchi. Secca la replica degli eurodeputati veneti di FdI Elena Donazzan e Daniele Polato: «Invitiamo Luca Zaia ad essere più rispettoso della volontà del Consiglio regionale che, con una difficile, lunga e sofferta decisione ha detto no al fine vita».

Insomma, a Venezia è bagarre dentro la maggioranza, ma Zaia sembra voler andare avanti e mette in evidenza i due punti fondamentali che la Consulta non ha chiarito: «I tempi entro cui deve arrivare una risposta e chi deve gestire e somministrare il farmaco».

Anche in Sardegna potrebbe muoversi qualcosa: «La proposta di legge è stata depositata nel novembre 2024 - afferma in una nota l'associazione Luca Coscioni - con il sostegno dei gruppi di maggioranza che in quell'occasione avevano preannunciato che la legge sarebbe stata votata come primo provvedimento dell'anno». Non è andata così, anche perché la presidente Alessandra Todde, 5 Stelle, è stata dichiarata decaduta e il suo futuro è in bilico, ma ora si chiede che la «discussione sia avviata al più presto in Consiglio regionale». E intervengono i parlamentari sardi Pd Silvio Lai e Marco Meloni: «La Regione Toscana ha fatto bene a normare le procedure per il fine vita, come la Corte Costituzionale chiede al Parlamento ormai da anni».

A Roma intanto, il Comitato ristretto delle commissioni Giustizia e Affari sociali del Senato è ancora lontano dal produrre un testo base. E Ignazio Zullo, FdI, frena: «Quando la Corte dichiara l'illegittimità di una norma, non c'è la necessità estrema di una legge». Il fine vita può attendere.

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