Fondi e aiuti per le imprese. Ma il decreto slitta ancora

Per le aziende sopra i 50 milioni di fatturato si studiano interventi della Cdp. Salta lo spacchettamento del testo

Fondi e aiuti per le imprese. Ma il decreto slitta ancora

Manca ancora il quadro europeo sugli aiuti di stato, ma sembra chiaro che la «statalizzazione» delle medie imprese stia uscendo dai radar del governo giallorosso. Sicuramente per motivi politici, ma anche perché il governo si è impegnato con le imprese a scegliere una strada diversa. Ieri, ennesimo giorno senza certezze sulla data di approvazione del decreto di maggio (già di aprile), è emersa la volontà di «agevolare la ricapitalizzazione delle imprese», come ha spigato il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli.

Precisazione importante perché l'idea dell'ingresso dello stato nel Cda delle medie imprese salvate dallo stato veniva proprio dal dicastero dell'esponente M5s.

La ricetta scelta dal governo potrebbe alla fine diventare quella, di segno opposto rispetto alla prima proposta, della detassazione degli aumenti di capitale. Formule che valgono per le imprese con fatturati tra i 5 e i 50 milioni di euro. Per quelle sotto la soglia minima vale ancora l'idea di garantire aiuti a fondo perduto, anche se per una percentuale ridotta del fatturato dell'anno precedente. Per quelle sopra la soglia massima, resta in campo l'intervento della Cassa depositi e prestiti, con un fondo equity da 40/50 miliardi di euro.

In questo caso c'è l'ingresso nel capitale delle aziende salvate, ma su un periodo di tempo limitato. Un obbligo europeo. La Direzione generale competizione della Commissione Ue sta aggiornando il quadro temporaneo per gli aiuti di stato alle imprese, ma limiti di questo tipo dovrebbero essere confermati.

L'alternativa sarebbe la concessione alle aziende di un prestito obbligazionario, senza effetti quindi sul capitale né sulla governance.

Ieri è tramontata l'idea di separare il decreto di maggio da 55 miliardi di euro in due provvedimenti. Il primo, sul quale è già stata raggiunta una intesa di massima, con le misure sociali. In primo luogo il reddito di emergenza, in versione depotenziata e senza interferenze con il reddito di cittadinanza. Poi il rifinanziamento delle misure contenute nel primo decreto del'emergenza Coronavirus, il Cura Italia, che è anche la parte più impegnativa dal punto di vista economico. Si va dal congedo parentale straordinario per altri 15 giorni, il bonus babysitter che raddoppia a 1.200 euro e che potrebbe valere anche per i centri estivi, l'estensione della Cassa integrazione guadagni per altre 9 settimane, il bonus per gli autonomi che sale a 1.000 euro a maggio con alcuni paletti e tre mesi di sospensione di tasse e contributi. Possibile un ulteriore rinvio dei termini per il pagamento degli avvisi di accertamento in scadenza dal 2 marzo al 31 maggio.

Il secondo decreto con le misure destinate alle imprese. Il Movimento 5 stelle si è opposto allo spacchettamento. Il risultato è un probabile nuovo rinvio del decreto. Era in programma per oggi o, al massimo, per domani. Possibile che slitti alla prossima settimana.

Il ministero delle Infrastrutture si è mosso autonomamente.

Ieri il dicastero guidato da Paola de Micheli ha disposto la proroga della sospensione del divieto di circolazione sulle strade extraurbane nei giorni festivi del 10 e 17 maggio per i mezzi adibiti al trasporto cose, di massa complessiva massima autorizzata superiore a 7,5 tonnellate. Dallo stesso dicastero dovrebbero arrivare le norme per la semplificazione dei cantieri edili.

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