Per sgombrare subito il campo da qualsiasi dubbio l'assassino dell'ambulante nigeriano, Alika Ogorchukwu, deve venire condannato non solo in maniera esemplare, ma poi sarebbe meglio buttare via la chiave. I precedenti di rabbia brutale che stanno emergendo sull'omicida, Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo, fanno sospettare che se il povero mendicante fosse stato bianco, giallo o verde la violenza sarebbe risultata la stessa.
Non solo per questo è indecente cavalcare una storia così triste e tragica a fini elettorali utilizzandola come l'ennesimo «proiettile» politico in chiave razzista, mangia migranti e così via. Ovviamente i bersagli sono sempre gli stessi: Salvini, Meloni ed il centro destra in genere accusati di fomentare azioni del genere. Si spera che uguale sdegno e attenzione da parte della sinistra venga riservato a un altro episodio folle. Ieri in provincia di Avellino un migrante nigeriano, Robert Omo, ha ammazzato a martellate un negoziante cinese, mandato in coma un cliente e tentato di aggredire una donna e una bimba.
Forse ci spiegherà questo assurdo episodio l'assessore della regione Toscana, Stefano Ciuoffo, che sul delitto di Civitanova Marche ha sentenziato: «Il tragico e tremendo fatto è figlio di una cultura intollerante e xenofoba nei confronti del diverso, sia esso per motivi di etnia, di credo religioso o di orientamento sessuale, che in questi anni ha agito in modo latente e costante». Oppure monsignor Vinicio Albanesi convinto che Alika sia stato ucciso «perché era disabile, nero, mendicante». Sarà così, ma inzupparci il pane come ha fatto Corrado Formigli, conduttore de LA 7, è almeno discutibile. «Attendiamo post indignati di @matteosalvinimi e @GiorgiaMeloni» ha scritto su twitter. La leader di Fratelli d'Italia ha risposto dandogli dello «sciacallo» perché aveva già parlato chiaro sui social: «Non ci sono giustificazioni per tale brutalità. Mi auguro che l'assassino la paghi cara per questo orrendo omicidio. Una preghiera per la vittima». L'altro bersaglio classico è Matteo Salvini, che ha espresso lo stesso sdegno, ma viene considerato per la sua politica sui migranti il responsabile di tutti i mali e sotto sotto, almeno indirettamente, della tragica fine del nigeriano. Nicola Fratoianni di Sinistra italiana tuona che «inondare la nostra società di propaganda tossica fatta di istigazione a farsi giustizia da soli, di pregiudizi sul colore della pelle e su ogni differenza, di indifferenza ed egoismo e portata alle estreme conseguenze prima o poi scatena la violenza fino all'omicidio su un marciapiede». Matteo Renzi è in controtendenza: «Anziché riflettere tutti insieme su cosa stiamo diventando la politica litiga e strumentalizza. Mi fa orrore questo clima da campagna elettorale. Un pensiero ad Alika e alla sua famiglia». Una volta tanto le prime parole dell'immancabile comunicato dell'Associazione nazionale partigiani centrano l'obiettivo: «Una violenza che non ha fermato nessuno». Invece che intervenire per salvare un essere umano i passanti hanno filmato tutto con i telefonini e qualcuno è riuscito a dire «se fai così l'ammazzi» senza muovere un dito, ma continuando a girare il video. Non servirà ad arginare l'ondata propagandistica neppure la dichiarazione della Polizia che smentisce la matrice razziale e parla di «una lite per futili motivi, con una reazione abnorme da parte dell'aggressore».
Razzismo o meno il tragico episodio di Civitanova, come il nigeriano impazzito che uccide gente a martellate, devono farci capire che l'immigrazione non può essere incontrollata con sbarchi continui. Alika non doveva mendicare per vivere e arrivare in Italia per problemi economici.
E ancora meno il suo connazionale assassino di Avellino doveva essere ospitato da noi dove ha aggredito pure gli operatori di un dormitorio della Caritas. L'Italia, non senza difficoltà, deve ospitare i veri profughi, quelli di guerra, che dimentichiamo facilmente come gli afghani, garantendo a tutti una vita dignitosa.
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