Da un lato c'è un'Italia che vuol lavorare sul dossier immigrazione a Bruxelles, insieme con gli altri Paesi, dall'altro c'è una Francia che insiste nel voler battibeccare, provocando Roma, cercando di isolarla, e lasciando che il neo governo di centrodestra sia messo nella condizione di occuparsi dei disperati in solitaria, e ricevere magari sanzioni europee per aver sollevato la questione delle navi Ong battenti bandiere straniere: «Giorgia Meloni è la grande perdente in questa situazione», è l'ennesimo attacco frontale di Parigi. Dopo quello della ministra degli Esteri, Catherine Colonna, a sparare a zero su Roma è il portavoce dell'esecutivo francese Olivier Véran, su BfmTv tv, che punta il dito contro il «nuovo governo» e conferma che Parigi non farà quanto previsto a giugno, e cioè l'accoglienza «di un po' più di 3 mila persone» sbarcate in Italia, «di cui 500 entro la fine dell'anno» nel quadro del meccanismo di solidarietà europea.
All'Eliseo non va proprio giù lo sbarco della Ocean Viking a Tolone. E dopo averlo mascherato alle telecamere, per evitare scossoni politici in un Paese che, stando i sondaggi, ha scoperto come la maggior parte dei francesi si dica ormai satura di immigrati, e non disposta a vedersene altri in arrivo, Emmanuel Macron ruba il pallone; va via dal comune campo di gioco chiedendo agli altri di fare lo stesso. Osservare, guardare, percepire l'aria degli Stati è la tattica d'Oltralpe, tamponando la destra francese che dà ragione a Roma. Dopo aver riposto ai blitz anti-governo, Palazzo Chigi guarda invece avanti. «Abbiamo posto un problema politico, ora serve una scelta», spiega il vicepremier Antonio Tajani. Nuovo botta e risposta, con il ministro Véran che interpella ancora Bruxelles. Stavolta per ottenere una punizione che freni le idee italiane: «L'Europa si pronunci dopo il no di Roma allo sbarco» della Ocean Viking.
Visioni contrapposte. La Commissione europea lavora a un piano di emergenza limitato (per ora) all'aspetto delle «partenze» dalla costa nordafricana, migliorando gli aiuti alla cooperazione con i Paesi di origine e di transito dei migranti (Bruxelles non ha infatti competenza sulle acque internazionali). Roma cerca l'asse con Malta, Cipro e Grecia sui ricollocamenti, in vista del vertice dei ministri dell'Interno. «Già sosteniamo l'onere più gravoso della gestione dei flussi nel Mediterraneo, nel pieno rispetto di tutti gli obblighi internazionali e delle norme dell'Ue», si legge nella nota comune. Poi un j'accuse nero su bianco: il meccanismo di relocation varato il 10 giugno 2022 si è dimostrato «lento, e tutto ciò è increscioso e deludente, perciò non possiamo sottoscrivere l'idea che i Paesi di primo ingresso siano gli unici punti di sbarco per gli immigrati illegali, soprattutto quando ciò avviene sulla base di una scelta fatta da navi private». Madrid si smarca dal gruppo anti-Ong, e prova a dar lezioni: «Scelte simili andrebbero a discapito di quelli che, come la Spagna, rispettano obblighi internazionali e salvano vite con risorse pubbliche». Peccato che al confine tra Nador e Melilla il 24 giugno scorso siano morti 23 migranti, come denunciato dalla Bbc, che accusa le autorità spagnole di violenze estreme nei respingimenti. A Roma la strada pare tracciata: «Le Ong dovrebbero servire a salvare le persone in mare, non a fare i taxi», insiste Tajani. Una sponda arriva dai moderati europei, con Manfred Weber, presidente del Ppe, pronto a oliare i meccanismi bruxellesi. C'è da domare Berlino, con l'ambasciatore tedesco in Italia che dice: «Le Ong salvano vite e meritano riconoscenza», mentre il Bundestag ha stanziato 2 milioni di euro all'anno, fino al 2026, a favore dell'associazione United4Rescue. Eppur si tratta. L'Ue, dopo le mosse dell'Italia, sembra decisa ad anticipare il vertice a fine mese. «Credo si debba chiudere una polemica che non è partita da noi - aggiunge Tajani - è casuale che una nave sia andata verso la Francia».
Intanto a Ventimiglia gli agenti d'Oltralpe controllano tutti i veicoli in transito verso la Francia. E' la prima rappresaglia di Parigi. Lunghe code, con il governatore della Liguria Giovanni Toti che denuncia la «violazione di Schengen».
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