Frena la guerra al terrore Libero il sospetto jihadista bloccato dal Ros a Bari

Indagine in Puglia, per il giudice non ci sono prove Ma gli altri fermati (uno a Milano) restano in cella

Bepi Castellaneta

Bari Tre giorni fa la Procura antimafia di Bari lo ha sottoposto a fermo con l'accusa di terrorismo internazionale, ritenendo tra l'altro «chiara la vicinanza a gruppi violenti palestinesi»; ieri il gip Francesco Agnino non ha convalidato il provvedimento e ha respinto la richiesta di misura cautelare: e così lui, Hakim Nasiri, 23 anni, cittadino afghano ospitato nel centro accoglienza richiedenti asilo, l'uomo che durante un corteo a favore dei migranti ha pensato bene di farsi un selfie con il sindaco Antonio Decaro, è tornato in libertà.

«È una vicenda ingigantita, un abbaglio preso per la semplice foto di una persona con un mitra giocattolo in mano», dice il suo avvocato Adriano Pallesca, mentre il pubblico ministero Roberto Rossi ha già annunciato che impugnerà la decisione. Fatto sta che per il momento rimangono in cella per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina Gulistan Ahmadzai, afghano di 29 anni, e Zulfikar Amjad, 24 anni, pakistano: quest'ultimo è stato scarcerato dal gip di Milano dove era stato bloccato, ma resta dietro le sbarre in base a un'ordinanza del gip di Bari.

Gli ultimi sviluppi giudiziari sono un autentico terremoto che rischia di far franare l'inchiesta pugliese.

Una parabola analoga alle indagini sulla presunta cellula terroristica guidata dal mullah Krekar, considerato dai carabinieri del Ros e anche dal gip di Roma il punto di riferimento dell'organizzazione Rawti Shax radicata in Inghilterra e Norvegia su cui indagava la Procura della capitale sin dal 2011: una volta trasmesso il fascicolo a Trento per competenza lo scenario è completamente cambiato e nel marzo del 2015 in otto sono stati rimessi in libertà.

«Non basta la generica adesione all'ideologia», era scritto nella richiesta di archiviazione. Un concetto in qualche modo ribadito nell'ordinanza del gip di Bari. Il quale nel respingere la richiesta di custodia cautelare per Nasiri precisa che «gli elementi indiziari offerti si sostanziano prevalentemente - se non esclusivamente in contenuto informatico prevalentemente ideologico».

Eppure secondo la Direzione distrettuale antimafia, a Bari c'era una cellula terroristica che intendeva colpire in zone particolarmente affollate e aveva già individuato i primi bersagli: sarebbero stati fatti sopralluoghi e riprese filmate al porto, aeroporto e in un centro commerciale alla periferia della città; con il passare dei giorni l'inchiesta si è arricchita di ulteriori elementi: fotografie a Londra e Roma, vicino a Colosseo e Circo Massimo, immagini che per i carabinieri del Ros non sono casuali ma rappresentano i passi preparatori in vista di un attentato; a questo si aggiungono altri scatti, che immortalano

alcuni degli indagati mentre imbracciano armi da guerra.

Tra loro c'è anche Nasiri, che ieri ha preferito non rispondere dinanzi al gip. «Nei prossimi giorni chiederemo di rendere interrogatorio», assicura il suo avvocato.

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