«Libera Scelta» è il comitato che ieri sera, in Piazza del Popolo a Roma, ha messo una fiaccola in mano a quel popolo che un noto opinionista - specialista in «Caffè» - ha ribattezzato «Boh vax»: una via di mezzo, a suo giudizio, tra la l'incoscienza dei No vax e l'immoralità dei No pass.
Ma forse dietro quel «Boh vax», usato per banalizzare le domande di chi si permette di contestare il «manovratore», ci sono temi concreti.
Forse i mille e passa di Piazza del Popolo (controllati a vista da un buon numero di poliziotti) non è formato tutto da personaggi folcloristici col punto interrogativo sulla testa; magari tra loro figurano pure cittadini normali che i punti interrogativi hanno il diritto di porli tanto agli scienziati quanto ai politici: le due categorie che hanno stravolto (a fin di bene, per carità) le nostre vite.
All'appuntamento di ieri nella Capitale (un sit in si è svolto anche a Milano), purtroppo, è andata in scena anche la paccottiglia che non aiuta a capire e a far capire, tra slogan deliranti e disordinate parole d'ordine. Molti «Vaffa» all'indirizzo di Draghi, invitato «a darsi fuoco». Ma queste - si sa - sono le tipiche patologie delle manifestazioni di piazza che poco hanno a che vedere col fisiologico scetticismo di una parte del Paese stanca di divieti imposti con logiche spesso incomprensibili.
«Libera Scelta» è un'Italia minoritaria che si ribella: «Intendiamo manifestare ovunque pacificamente e democraticamente il nostro dissenso di fronte agli abusi che le nostre libertà fondamentali garantite dalla Costituzione stanno subendo. L'introduzione del green pass obbligatorio per lavorare, spostarsi, fare la spesa, per vivere, è semplicemente inaccettabile e indegno di un Paese libero». Segue inevitabile banchetto con raccolta di firme. Tutto fila liscio. Anche se il Viminale non abbassa la guardia: «C'è il rischio di infiltrazioni violente. Continueremo a vigilare». Sui social intanto scorrono fiumi di veleno. Ma questo è ormai un classico del degrado sociale, più o meno pilotato.
Al sit in di ieri la componente politica era particolarmente nutrita, con il paradosso di avere tra i «contestatori del Governo» molti esponenti della maggioranza (vedi Lega), mentre quelli dell'opposizione (vedi Fratelli d'Italia) rimanevano alla finestra; insomma, la rappresentazione plastica della schizofrenia che rischia di trasformare la partita del Covid in un derby ideologico. «Garante» del pericolo, i tanti che vedono il green pass griffato Draghi come fumo negli occhi: grande assente Salvini, ma in sue vece c'erano Alberto Bagnai, Armando Siri, Claudio Borghi, Simone Pillon; tra i «cani sciolti», Vittorio Sgarbi, l'ex grillino Gianluigi Paragone, l'ex «ideologo» pentastellato, l'ex attore Enrico Montesano e l'ex dj Red Ronnie. Tutti «smascherati» con orgogliosa rivendicazione da parte degli organizzatori di «Libera Scelta» e arringati da non meglio precisati «leader» di Forza Nuova e CasaPound. Folclore, appunto. Per molti, ma non per tutti. A cominciare dai commercianti riuniti sotto varie sigle: sono loro le vittime di un meccanismo perverso che ha già messo sul lastrico molti colleghi, e molti li metterà presto; per l'economia un contagio mortale almeno quanto il Covid.
Ma, al di là delle intemerate contro i «sorci» di Burioni, cosa propone il movimento «Libera Scelta»? «Abbiamo messo a punto - spiegano - un questionario informativo che offre una serie di rimandi a
fonti affidabili per approfondire gli argomenti. Poi c'è il kit mamme nel quale viene spiegato e giustificato tutto il percorso da fare per chi non volesse fare i vaccini ai propri figli».Bastasse questo a calmare le acque.
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