New York. I grandi dell'economia Usa sbarcano in Cina mostrando quanto siano radicati i rapporti commerciali delle maggiori aziende americane nel paese, nonostante le tensioni alle stelle tra Washington e Pechino. Mentre il segretario di stato Antony Blinken arriva nella capitale per recuperare la visita cancellata in febbraio a causa del pallone spia, dopo il patron di Tesla Elon Musk e il ceo di Apple Tim Cook è il fondatore di Microsoft Bill Gates a recarsi in Cina per incontrare Xi Jinping. Il presidente ha accolto con tutti gli onori il suo «vecchio amico»: «Abbiamo sempre riposto le nostre speranze nel popolo Usa, e in una continua amicizia tra i popoli dei nostri due Paesi», ha sottolineato, dicendosi «molto felice» di vedere Gates, «una persona che ha fatto tante cose buone partecipando al lavoro di sviluppo della Cina». Secondo i media statali del Dragone, il miliardario e filantropo ha riferito a Xi i suoi pensieri sulla situazione attuale e sul futuro della cooperazione con il gigante asiatico, affermando che il Paese «ha ottenuto enormi risultati attirando l'attenzione mondiale nella riduzione della povertà e nell'affrontare la pandemia di Covid, dando il buon esempio al mondo».
Il fondatore di Microsoft è solo l'ultimo dei numerosi imprenditori occidentali che si sono recati in Cina da quando sono terminati i severi controlli per la pandemia, ma solo lui quest'anno ha avuto l'onore di incontrare Xi. Anche gli altri magnati americani comunque hanno espresso ottimismo sui legami commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Musk, ad esempio, arrivato in Cina alla fine di maggio, ha detto che gli interessi di Pechino e Washington sono «intrecciati come gemelli siamesi, e sono inseparabili l'uno dall'altro». Mentre Cook ha parlato della relazione «simbiotica» della sua azienda con la Cina, sede della più grande fabbrica di iPhone al mondo. Secondo il dipartimento del Commercio Usa, gli scambi tra i due Paesi hanno raggiunto la cifra record di 690,6 miliardi di dollari l'anno scorso, ma le imprese statunitensi sono preoccupate per un rallentamento delle esportazioni verso il terzo partner commerciale dell'America, con un calo fortemente avvertito nel settore tecnologico. Citando le preoccupazioni per la sicurezza nazionale, gli Usa nel 2022 hanno bloccato le esportazioni verso la Cina dei semiconduttori più avanzati e delle attrezzature necessarie per realizzarli, e il Dragone ha reagito promettendo di accelerare i suoi sforzi per diventare autosufficiente sui semiconduttori. E poi ci sono le tensioni sulle questioni politiche, da Taiwan ai diritti umani.
La visita di Blinken punta a mantenere aperti i canali di comunicazione per far fronte a sfide globali come il cambiamento climatico, e discutere i dossier bilaterali. «Una intensa concorrenza richiede una intensa diplomazia per garantire che non si trasformi in confronto o conflitto», ha sottolineato il titolare di Foggy Bottom, precisando che l'obiettivo è «aprire linee di comunicazione dirette in modo che i due Paesi possano gestire la relazione in modo responsabile, anche affrontando alcune sfide e percezioni errate ed evitando errori di calcolo». Inoltre, intende «promuovere gli interessi e i valori degli Stati Uniti anche trasmettendo direttamente e sinceramente le nostre preoccupazioni su un certo numero di argomenti».
Pure Daniel Kritenbrink, il massimo funzionario del dipartimento di Stato per l'Asia orientale, ha spiegato che «non andiamo a Pechino per raggiungere una svolta», ma il segretario di stato ha il «sincero desiderio di gestire la nostra concorrenza nel modo più responsabile possibile». Blinken ha in programma colloqui domani e lunedì a Pechino e dovrebbe anche incontrare Xi, invitato al forum di cooperazione economica Asia-Pacifico di novembre a San Francisco.
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