La Russia non c'è. Non invitata. Ma si sente con la pioggia di missili che rimbombano nelle lussuosa sale di Gedda, in Arabia Saudita, dove consiglieri politici e diplomatici di una quarantina di Paesi si sono ritrovati ieri (e poi oggi) per discutere sul format di un possibile negoziato sulla guerra in Ucraina.
Per il resto ci sono tutte le segreterie che contano: i Paesi del G7, tra cui gli Stati Uniti decisamente scettici, i Paesi europei, le istituzioni dell'Unione europea, la Turchia, l'Egitto, le nazioni del Brics, anzi di quello che dovremmo chiamare Bics, visto che manca la R di Russia. Ma ci sono il Brasile, l'India, il Sudafrica. E la Cina, rappresentata dall'inviato per gli Affari euroasiatici del governo di Pechino, Li Hui. Le potenze emergenti (in qualche caso ormai decisamente emerse) non hanno mai condannato ufficialmente l'aggressione russa dell'Ucraina e anzi nel caso di Pechino si può parlare senza tema di essere smentiti di un appoggio nascosto alla operazione militare di Mosca. Anche se ora la Cina gioca a fare la potenza responsabile e garantisce di voler «continuare a svolgere un ruolo costruttivo per una soluzione politica della crisi ucraina».
L'impressione è che il lussuoso caravanserraglio di Gedda sia un'operazione diplomatica abbastanza acrobatica e spregiudicata, che serve alle potenze non allineate per avere un po' di visibilità e a Riad per accreditarsi come potenza di pace e aumentare la propria influenza internazionale, cosa che sia arguisce anche dal modo in cui l'agenzia di stampa ufficiale SPA descrive il summit, con parole quanto meno velleitarie: «L'incontro di due giorni riflette la volontà del regno di esercitare una missione di buoni uffici per raggiungere una pace permanente». L'Arabia Saudita ha ottimi rapporti con Mosca e relazioni appena discrete con Kiev, guastate dal fatto che secondo gli ucraini l'Arabia Saudita, primo esportatore mondiale di greggio, faccia combutta con la Russia per tenere alti i prezzi dei prodotti petroliferi sui mercati mondiali, come ritorsione indiretta contro le sanzioni con cui l'Occidente, in mancanza di altri strumenti, ha punito Mosca sul piano economico.
La discussione a Gedda parte dal pattern in dieci punti proposta per la pace dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Uno dei quali avrebbe secondo fonti dell'Ue trovato un accordo generale, quello che sta più a cuore al presidente-attore: «Il rispetto dell'integrità territoriale e della sovranità dell'Ucraina deve essere al centro di qualsiasi accordo di pace, così come il primato della Carta delle Nazioni Unite». Sugli altri punti sono stati creati dei tavoli di lavoro. «I tempi per un incontro dei capi di Stato sono ancora in sospeso, ma prima della fine dell'anno è considerato plausibile», fa sapere la stessa fonte.
Sul vertice saudita gravano le notizie di attacchi missilistici battenti in tutta l'Ucraina. Iuliia Mendel, portavoce di Zelensky, ha fatto notare che «i colloqui di pace in Arabia Saudita sono accompagnati da attacchi missilistici russi sull'Ucraina. In questo momento, ci sono attacchi missilistici nelle regioni di Kiev, Vinnutsia, Zhytomyr e Cherkasy». La Russia ha lanciato missili Kh-47M2 Kinzhal nello spazio aereo ucraino a partire dalla regione russa di Tambov verso quella ucraina occidentale di Khmelnytskyi. L'aeronautica ucraina ha anche riferito di un lancio missilistico dalla Bielorussia. E in serata esplosioni e allarmi aerei impazziti a Kiev e Zaporizhzhia.
Naturalmente nessuno si aspetta che da Gedda escano soluzioni geniali o quanto meno innovative. Non è previsto nemmeno un comunicato finale congiunto. Zelensky spera che l'iniziativa dell'Arabia Saudita possa fare da apripista a un possibile summit della pace che il presidente ucraino ha in mente di organizzare il prossimo autunno.
L'inviato ucraino Andryi Yermak fa esercizio di realismo e dice di aspettarsi «discussioni difficili» anche se «noi abbiamo la verità e il bene dalla nostra parte. Abbiamo molti disaccordi ed abbiamo sentito differenti posizioni, ma è importante che i nostri principi siano condivisi».
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