Il generale Mori assolto: nessuna trattativa con i boss

La Cassazione riabilita i carabinieri dopo un calvario di 9 anni. Il prefetto e Obinu non favorirono Provenzano

Il generale Mori assolto: nessuna trattativa con i boss

Non ci fu nessuna mancata cattura di Bernardo Provenzano nel 1995. E il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu sono innocenti. Definitivamente. Et voilà, l'ennesimo flop della procura di Palermo sul fronte del teorema sulla trattativa Stato-mafia è servito. La sesta sezione penale della Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della procura generale di Palermo contro la sentenza assolutoria del 19 maggio 2016, e ha reso così definitiva l'assoluzione dell'ex capo del Ros e di Obinu. L'accusa in Cassazione aveva chiesto l'annullamento di quella sentenza con rinvio. Invece i supremi giudici hanno deciso che no, su questa storia dopo nove anni di processi andava messa la parola fine. Un'assoluzione che mette una pietra tombale anche sull'impianto del processo sulla trattativa Stato-mafia, di cui di fatto il dibattimento per la mancata cattura di Provenzano nel 1995 è stato la prova generale. A dispetto del ne bis in idem, infatti, il generale Mori, che è anche imputato nel processo trattativa, è stato processato due volte per gli stessi fatti: stesso teorema bocciato adesso da tre sentenze; stessi testimoni che negli anni si sono dovuti presentare davanti a giudici diversi per riferire degli stessi fatti.

La fine di un incubo, per Mori, che aveva rinunciato alla prescrizione. «C'è da essere fieri - ha detto al suo legale Basilio Milio, che in questo processo ha raccolto l'eredità del padre, Pietro, senatore radicale, stroncato nel 2010 da un infarto - per come è finita dopo tutti questi anni». E Milio, che con l'avvocato Enzo Musco difende l'ex capo del Ros: «Oggi si è realizzata una vittoria delle istituzioni. Questa sentenza rappresenta la sconfitta di teorie e teoremi che soccombono davanti ai fatti».

Eh sì, perché il processo trattativa perde con la sentenza di ieri uno dei pilastri dell'accusa. Che il teorema non reggesse granché lo aveva capito anche l'accusa del processo d'appello. Il pg Roberto Scarpinato, al termine della requisitoria, aveva con un colpo di scena (e uno schiaffo al pm dominus della trattativa Nino Di Matteo) aggiustato il tiro, derubricando il reato a favoreggiamento semplice, senza l'aggravante mafia. Ma anche così il teorema della mancata irruzione in un casolare di Mezzojuso (Palermo) dove, a detta del pentito Luigi Ilardo (ucciso nel 1996, ndr) si svolgeva un summit alla presenza di Provenzano, non aveva retto. Mori e Obinu erano stati assolti, entrambi. E quell'assoluzione adesso è stata confermata dalla Cassazione.

È la seconda assoluzione definitiva che Mori incassa per i processi a catena subiti a Palermo. Anche il primo, quello sulla mancata perquisizione del covo di Riina dopo l'arresto il 15 gennaio del 1993, si era chiuso con una doppia assoluzione. All'epoca quella sentenza è diventata definitiva senza il passaggio in Cassazione perché l'accusa - rappresentata da Antonio Ingroia - non fece neppure appello. Ora è stato spazzato via l'altro teorema dei pm palermitani sempre ideato da Ingroia, quello della mancata cattura di Provenzano.

Resta in piedi l'ultimo, la trattativa Stato-mafia. Mori è accusato di violenza a corpo politico dello Stato, ma la nuova assoluzione peserà come un macigno. L'accanimento contro Mori, dopo 20 anni, si avvia al capolinea.

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