La Germania cambia rotta tra le polemiche. Pubblicizzare l'aborto non è più un reato

La modifica voluta dai socialdemocratici, ma non soddisfa nessuno

La Germania cambia rotta tra le polemiche. Pubblicizzare l'aborto non è più un reato

Berlino Con 371 voti a favore e 277 contrari, il Bundestag ha approvato una modifica all'articolo 219a del codice penale che, fino a ieri, sanzionava chi pubblicizzasse l'interruzione di gravidanza. Il nuovo testo permette invece ai centri medici così come agli ospedali di elencare l'aborto fra i servizi erogati dalle proprie strutture. La modifica alle vecchie norme è stata sollecitata dai socialdemocratici, partner del governo di grande coalizione, dopo che un giudice ha condannato una ginecologa, Kristina Hänel, e due suoi colleghi a pagare una multa da 6mila euro per aver pubblicizzato l'aborto.

Hänel ha spiegato al giudice di volere solo fornire alle donne più informazioni in merito ai rischi dell'interruzione di gravidanza e alle diverse procedure esistenti. Nella Repubblica federale, tuttavia, la materia è molto delicata ed è regolata da una legge relativamente recente, adottata nel 1992 per «armonizzare» quelle esistenti nelle due Germanie prima del crollo del Muro di Berlino. Le virgolette sono di rigore perché, alla fine, ha prevalso l'approccio proibizionista dell'ovest e, ancora oggi, nel paese guidato da Angela Merkel l'aborto è tecnicamente illegale, benché tollerato. Nella Ddr non era così: nel 1972 Honecker fece approvare una legge per permettere le interruzioni di gravidanza entro la dodicesima settimana. Tuttavia anche nella Germania socialista non mancarono le proteste. Quella legge alla Volksammer, il parlamento unicamerale dell'est, fu l'unica che non passò all'unanimità ma fu contestata dallo sparuto drappello di deputati cristiano-democratici che il regime socialista lasciava eleggere a dimostrazione della propria democraticità. A ovest la Corte costituzionale ha cassato due volte (nel 1974 e poi nel 1992) i tentativi dei governi di liberalizzare l'aborto.

Il compromesso votato dalla maggioranza non soddisfa nessuno: non la sinistra-sinistra (Die Linke) né il Partito liberale (Fdp) che chiedevano l'abolizione tout court del paragrafo in questione. I sovranisti di AfD hanno avuto a loro volta gioco facile nell'accusare la Cdu di avere tradito i propri valori cristiani e di essere diventata una formazione pro-aborto, ma all'ultimo congresso del partito, nessuno dei candidati per la successione a Merkel si era espresso per l'abrogazione del 219a.

Moderata soddisfazione dalla ministra socialdemocratica della Giustizia Katarina Barley: «È un buon compromesso». Non la pensano così le associazioni femministe che contestano la scarsità delle informazioni gli ospedali non possono ancora dire quale procedura di aborto utilizzano e il clima di colpevolizzazione delle donne.

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