Noam BenjaminBerlino Fra le più antiche si ricorda quella per il disastro del Vajont (1963) e quella per il terremoto del Belice (1976). Fra le più recenti c'è quella per finanziare «il decreto del fare», scattata dal 2014, o quella per il decreto legge Imu, in vigore dall'inizio del 2015. Sono le accise sui carburanti, fonte inesauribile di introiti per uno Stato alla ricerca di liquidità senza troppa fantasia.Sabato è stata avanzata l'idea di un altro piccolo prelievo su ogni litro di verde: quello per l'accoglienza e l'integrazione dei profughi. Fin qua nulla di strano: la solidarietà con chi ha più bisogno come i tanti terremotati d'Italia è sempre stata considerata un motivo valido per alzare le tasse. A stupire questa volta è invece l'identità del proponente: non il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, né alcun politico o economista di destra o di sinistra. L'idea è del ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schäuble. La Germania, si sa, è alle prese con l'emergenza-profughi: dopo che la scorsa estate la cancelliera Angela Merkel si è autonominata paladina di tutti i rifugiati del Medio Oriente, la Repubblica federale è diventata la meta più ambita di centinaia di migliaia di sfollati siriani, iracheni e afgani.Nell'anno appena concluso ne sono stati registrati 1,1 milioni, tanti anche per un paese grande e organizzato come la Germania. Poiché la guerra civile in Siria non è destinata a spegnersi presto e il flusso di profughi resta alto, Schäuble ha pensato bene di condividere con tutta l'Europa il peso finanziario dell'accoglienza e dell'integrazione di tanti richiedenti-asilo: solo per quest'anno gli economisti tedeschi stimano la spesa necessaria in almeno 17 miliardi di euro. «Se non ci sono sufficienti fondi nei bilanci nazionali o europei, potremmo pensare a una tassa su ogni litro di carburante», ha dichiarato il ministro intervistato dalla Süddeutsche Zeitung. «In questo modo avremmo i mezzi per una risposta europea alla questione dei rifugiati», ha aggiunto solidale.Sia chiaro: i profughi non devono essere un problema di un solo Stato ed è giusto che l'Europa si faccia carico della questione; a cominciare dal controllo delle frontiere esterne. All'Ue spetta anche il pagamento dei 3 miliardi di euro promessi da Merkel con l'ennesima fuga in avanti al presidente turco Erdogan affinché trattenga nel suo paese 2 milioni di profughi siriani. A differenza di tanti altri Stati europei, però, negli scorsi mesi la Germania si è candidata a ospitare i profughi. L'ha voluto Merkel per compensare un calo demografico che rischia di strangolare il sistema pensionistico tedesco, mentre interi distretti nell'ex Ddr si stanno svuotando. Anche se la maggioranza dei suoi concittadini non è d'accordo con lei, la cancelliera è supportata dalla media e grande impresa tedesca, che negli stranieri vede manodopera a basso costo.
Anche Svezia e Austria, è vero, si sono mostrate inizialmente accoglienti con i rifugiati siriani: nessun invito a trasferirsi in massa è stato però spiccato da polacchi o ungheresi, in preda al nazionalismo e in collisione di rotta con Merkel; non dagli inglesi, in crescita demografica e con il mal di pancia euroscettico più forte che mai; né dagli italiani, che ricevono la loro quota di disperati direttamente dal mare. Il limite principale della proposta di Schäuble è che si tratta del tentativo di condividere con altri 27 soci un problema aggravato da uno solo di loro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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