Oggi il fascismo è la forza più audace

Oggi il fascismo è la forza più audace

Per valutare nella giusta misura l'importanza sempre più grande del movimento dei Fasci Italiani di Combattimento, bisogna ricordare ch'essi sono nati il 23 di marzo, nella prima adunata di Milano. Bisogna ricordare ancora che a quella adunata intervennero soltanto gli interventisti non rinunciatari e gli altri che non intendevano e non intendono accodarsi - Maddaleni pentiti - al carro del Pus. L'adunata del 23 marzo fu anti-rinunciataria e antipussista. Sono passati tre mesi e si può affermare - senza cadere nel bluff così caro alla tattica bagolistica degli altri gruppi e partiti - che il movimento dei Fasci di Combattimento si è imposto all'attenzione pubblica ed è, oggi, la forza più viva, più audace, più rinnovatrice, più rivoluzionaria, non nel senso bestiale dei vandeani, che ci sia in Italia. All'infuori del Partito Socialista, che pretende di possedere il monopolio esclusivo della piazza, non ci sono altri gruppi o partiti di quelli segnati nei vecchi cataloghi che osino scendere in piazza. I Fasci di Combattimento contendono al Pus questo privilegio e nella recente agitazione anti-nittiana sono stati i fascisti di Torino, di Milano, di Roma e di altre città quelli che, fra il passivismo di tutti, hanno agitato e scosso il popolo italiano.

L'attività di alcuni Fasci, citiamo ad esempio quello di Torino, è semplicemente meravigliosa. Governo e pussismo, bolscevismo dall'alto e bolscevismo dal basso in tutto ciò che faranno e non faranno dovranno tener conto dei Fasci di Combattimento. Non è, forse, prematuro esaminare i motivi che hanno provocato questa rapida ascesa, questo trionfale sviluppo del Fascismo, malgrado l'aperta ostilità e la perfida malignazione di certa piccola gente invasata a freddo di rivoluzionarismo letteraloide. Trattasi di gente che non ha mai condotto folle in piazza e che oggi è rivoluzionista semplicemente per questione di concorrenza. Il Fascismo è un movimento spregiudicato. Esso non ha sdegnato di prendere contatto con uomini e con gruppi che l'idiota filisteismo dei benpensanti ignorava o condannava. La gente mediocre ha sempre affettato di «non prendere sul serio» il futurismo; ora, a dispetto di questa gente, il capo dei futuristi, Marinetti, fa parte del Comitato Centrale dei Fasci di Combattimento. Gli Arditi hanno subìto in questi ultimi tempi due diffamazioni: quella di coloro che li avrebbero voluti sfruttare e quella dei vigliacchi che sbandieravano ogni delitto comune commesso da Arditi o falsi Arditi. Ora, a dispetto dei calunniatori e dei fifoni, uno dei capi dell'Arditismo in Italia, il capitano Vecchi, fa parte del Comitato Centrale dei Fasci. Il Fascismo ha preso altri contatti con l'Associazione dei volontari di guerra, il Fascio popolare di educazione sociale e alcune organizzazioni minori di combattenti, come l'U.N.U.S.; l'Italia redenta, la Zona operante. Tutti questi contatti, quali d'ordine locale, quali d'ordine nazionale, non hanno condotto a stipulazioni formali, a nessuna di quelle intese protocollate che ripugnano allo spirito del Fascismo. L'essenziale è di sapere che tutte queste forze possono essere utilizzate per uno scopo comune.

Per le eterne ostriche della pregiudiziale, apparve come inaudito che i Fasci non avevano pregiudiziali di sorta. Non si vuole capire che il Fascismo cessa di essere tale non appena si scelga una pregiudiziale. Il Fascismo pregiudiziaiolo diventa un Partito. I Fasci non sono, non vogliono, non possono essere, non possono diventare un partito. I Fasci sono l'organizzazione temporanea di tutti coloro che accettano date soluzioni di dati problemi attuali. Poiché abbiamo rifiutato di caricarci le spalle con l'inutile fardello di una qualsiasi pregiudiziale, i melanconici «scagnozzi», come dicono a Palermo, della pregiudiziale, ci hanno abbaiato dietro l'appellativo pauroso e massacrante di reazionari. Noi, i reazionari! Il guaio è che il numero di questi «reazionari», invece di diminuire, aumenta. Nel recente congresso dell'Associazione Combattenti è stato approvato un programma che non ammette pregiudiziali. Il presentatore di questo programma, lo Zavattaro, ha dichiarato ripetutamente ch'egli non accetta pregiudiziali, né monarchiche, né repubblicane, né cattoliche, né anticattoliche. Una domanda ci sale alle labbra e noi la rigiriamo a certi signori: che sia, dunque, un covo di reazionari novantotteschi l'Associazione nazionale dei combattenti?

Il Fascismo è anti-accademico. Non è politicante. Non ha statuti, né regolamenti. Ha adottato una tessera per la necessità del riconoscimento personale, ma potendo ne avrebbe volentieri fatto a meno. Non è un vivaio per le ambizioni elettorali. Non ammette e non tollera i lunghi discorsi. Va al concreto delle questioni. Poteva darsi un programma di almeno quindici punti, come quello repubblicano, o di quindicimila punti come quello pussista o pipista (P.P.I.). Poteva elencare le cento piaghe d'Italia e metterci accanto il relativo rimedio più o meno eroico. Poteva darsi delle arie truculente per la galleria popolare. Lascia questo apparato demagogico a coloro che cercano ogni mezzo per far dimenticare o farsi perdonare l'interventismo di una volta. Ha limitato il suo programma a pochi punti essenziali e di immediata attuazione! La riforma elettorale, l'espropriazione delle ricchezze, i consigli nazionali economici. Questa è la novità interessante del programma fascista: la rappresentanza integrale. Per le rivendicazioni d'ordine proletario, il Fascismo è sulla linea del sindacalismo nazionale, rappresentato dall'Unione Italiana del Lavoro. Anche qui delle due l'una; o noi siamo reazionari e allora lo è anche l'Unione Italiana del Lavoro della quale accettiamo il programma, o l'Unione non è reazionaria e allora - questa constatazione lapalissiana ci intenerisce! - non lo siamo nemmeno noi. Aggiungiamo ancora che il Fascismo non solo non osteggia, ma fiancheggia, sul terreno professionale, anche l'azione della Confederazione Generale del Lavoro, poiché il Fascismo è antipussista, ma essendo produttivista, non può essere e non è antiproletario.

Il Fascismo è un movimento di realtà, di verità, di vita che aderisce alla vita. È pragmatista. Non ha apriorismi. Né finalità remote. Non promette i soliti paradisi dell'ideale. Lascia queste ciarlatanate alle tribù della tessera. Non presume di vivere sempre e molto. Vivrà sino a quando non avrà compiuto l'opera che si è prefissa. Raggiunta la soluzione del nostro senso dei fondamentali problemi che oggi travagliano la nazione italiana, il Fascismo non si ostinerà a vivere, come un'anacronistica superfetazione di professionali di una data politica, ma saprà brillantemente morire senza smorfie solenni. Se la Gioventù delle trincee e delle scuole accorre ai Fasci (il Fascio giovanile romano di combattimento conta già parecchie centinaia di soci) gli è perché, nei Fasci, non c'è la muffa delle vecchie idee, la barba veneranda dei vecchi uomini, la gerarchia dei valori convenzionali, ma c'è della giovinezza, c'è dell'impeto e della fede. Il Fascismo rimarrà sempre un moto di minoranze. Non può diffondersi all'infuori delle città.

Ma fra poco ognuna delle trecento principali città d'Italia avrà il suo Fascio di Combattimento e l'imminente adunata nazionale raccoglierà nell'armoniosa e libertaria unità dell'azione questo formidabile complesso di forze nuove.

3 luglio 1919

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