Giovani Democratici contro Renzi

Giovani Democratici fortemente critici verso Renzi. Il caso della comunicazione del partito per il post sui migranti, ma non solo. Ecco tutte le critiche

Giovani Democratici contro Renzi

Giovani Democratici e Matteo Renzi, un legame sempre più precario. Tra quella che una volta veniva definita la "giovanile" del principale partito di maggioranza parlamentare e i dirigenti senior della stessa formazione, del resto, non c'è mai stato un sentire troppo comune. E il fenomeno si è acuito negli ultimi tempi. Anche se, c'è da dire, le più alte cariche dirigenziali dei Gd, provenienti persino dalla Sinistra Giovanile (movimento ex Ds), sembrerebbero rispondere proprio agli ordini correntizi del segretario nazionale. Misteri del renzismo. Le critiche della base, però, si sentono eccome. L'ultima, in ordine di tempo, è arrivata in merito all'ormai celebre post sui migranti pubblicato sui social dal Pd: "Abbiamo deciso di scrivere una lettera ufficiale al Partito Democratico a seguito dell'ennesimo scivolone sugli account ufficiali della pagina nazionale in cui chiediamo una netta inversione di tendenza rispetto all'attuale strategia comunicativa. Stiamo raccogliendo in queste ore adesioni e sottoscrizioni, che potete segnalarci scrivendoci in privato o commentando il post", scrissero qualche giorno fa i Giovani Democratici di Milano. E il responsabile della comunicazione del Pd, poi, è effettivamente cambiato. Ma la vicenda relativa al post del "Aiutiamoli a casa loro" è la goccia, l'ultima, di un vaso che trabocca da un po'.

Era l'inizio di agosto quando Matteo Renzi inserì nella direzione nazionale del Pd "20 millenials". Anche in quel caso si levarono forti critiche provenienti dal movimento giovanile del Partito Democratico: "Il passaggio attraverso mere logiche di corrente pregiudica l'intento iniziale. Rinnovare utilizzando un metodo che paralizza la politica da quasi 50 anni risulta quantomeno paradossale. La nostra fortuna come Giovani Democratici è che alla fine in una democrazia la forza di un'organizzazione si misura dalle forze che è in grado di mobilitare per cambiare la realtà. E quelle per fortuna non ci mancano". Quello che veniva contestato a Renzi, all'epoca, era l'utilizzo del "manuale Cencelli" anche nelle vicende riguardanti il rinnovamento dell'organigramma del Pd. Di questi venti millenials - almeno della maggior parte di essi- veniva rilevata la mancanza di un percorso politico passante per la militanza giovanile. Un bello sgarbo per i Giovani Democratici.

E alcuni tra questi, di questi tempi, decidono di fare le valigie dalle sezioni democratiche e sposare altri progetti. Come Grigorij Filippo Calcagno che ha lasciato la segreteria del circolo di Modena per andare nel movimento di Pisapia. Una cosa simile è avvenuta a Reggio Calabria, dove 300 iscritti ai Gd avrebbero abbandonato il partito di Renzi per aderire ad Mdp. Alcuni, insomma, mollano la presa. Altri, invece, continuano la battaglia dall'interno.

I Giovani Democratici fanno della militanza la loro vocazione di vita, ma sembrano, in definitiva, avere gli stessi problemi dei grandi. Tutta la protesta interna, se non altro, finisce per interessare anche le macrocorrenti del Partito Democratico. Renziani contro Orlandiani, Future Dem contro Giovani Turchi: una riproduzione nel micro di quanto avviene nel macro del loro partito di riferimento.

Ma anche in questo caso, sembra che Renzi possa contare sul segretario nazionale, sul vice e sul responsabile dell'organizzazione. Insomma, un universo parallelo evidentemente ambizioso, ma perfettamente sovrapponibile al mondo di sopra, quello del Partito Democratico dove le cariche, alla fine, rispondono al segretario attuale.

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