Contare. 162, 163, 164, 165, Conte ter. Anzi, Conte tris. Perché se il presidente del Consiglio riuscisse a superare quota 161 voti, martedì al Senato, non ci sarebbe nemmeno bisogno di parlare di un altro governo. Ma il rischio che la soglia fatidica non si superi è alto, e Conte lo sa, tanto più dopo l'annuncio di astensione di Renzi che sta facendo scappare i Responsabili. Per questo a sera fa uscire una velina secondo cui «la nostra strada e quella di Renzi sono definitivamente separate», e mai e poi mai Iv sarà riammessa in maggioranza, togliendo posti e valore di mercato ai responsabili che Conte sta cercando di convincere ad imbarcarsi con lui. Da Palazzo Chigi si susseguono le telefonate di Conte ai responsabili e le indicazioni sullo scouting agli emissari contiani in Parlamento: Alessandro Goracci, capo di gabinetto di Palazzo Chigi, il sottosegretario alla presidenza Turco e deputati come Trizzino e Ricciardi. Un deputato M5s di certo non ostile al premier, a metà pomeriggio tiene il conto dei responsabili: «Dicono che siamo a quota 165 ma non possiamo fidarci». E infatti si valutano anche le aperture renziane. I futuri responsabili sono fiduciosi. Il senatore Merlo, a capo della nuova componente Maie - Italia 23, si dice «ottimista» sulla resa dei conti di martedì. Per il senatore ex M5s Gregorio De Falco i responsabili sono «più di 12». La strategia dell'ex avvocato del popolo non prevede la sconfitta. E infatti si avvia verso un epilogo win-win. Se Renzi depone l'ascia di guerra, magari astenendosi dal voto, è perché «ha capito che avrebbe perso in una conta in Aula». E se dovesse andare male? «Conte sarebbe la vittima di una crisi irresponsabile iniziata da Renzi», ragionano nel cerchio magico di Chigi.
Da premier per caso a uomo per tutte le stagioni. Addirittura con l'appoggio dei responsabili. Drappello che potrebbe costituire l'impalcatura di un partito «contiano». Quella formazione «europeista, ecologista, liberale e progressista» di cui si vaneggia da mesi. Sarà fortuna, saranno le entrature che l'avvocato foggiano ha saputo costruirsi, resta il fatto che gli eventi gli sono sempre favorevoli. E così, paradossalmente, nella giornata in cui è al centro del mondo, l'unico che gli risponde stizzito è proprio Clemente Mastella, che subito si era fatto avanti per imbastire il gruppo dei responsabili. Renzi? «Nessuno pensi di recuperarlo alle spalle dei responsabili, non siamo fessi», dice l'ex Guardasigilli.
Proprio Mastella è al centro di un giallo. Scoppiato nel pomeriggio di ieri e montato sui social. Il sito Vita.it ospita il duro intervento dell'ambientalista Angelo Moretti, sfidante del sindaco Mastella alle prossime comunali a Benevento. Moretti sostiene che il 13 gennaio sia arrivato dal governo il via libera al finanziamento di un'opera pubblica nella città campana. Un parcheggio sotterraneo e un palazzo da costruire grazie al «fondo periferie» di Palazzo Chigi. Moretti parla ironicamente di «coincidenze», collegando il fatto all'impegno di Mastella per salvare il governo Conte. Mastella risponde minacciando querele a destra e a manca. «Ho affidato mandato ai miei avvocati per procedere, sia in sede civile che penale», attacca.
Mastella si difende dicendo che il progetto era stato approvato dal Comune ad agosto 2016. Quindi conclude: «È una ricostruzione illecita, falsa e cattiva, oltre che grottesca e risibile, quella di collegare il mio attuale sostegno politico al governo nazionale con questo vecchio finanziamento».
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