Nonostante gli impegni sul fronte della gestione dell'emergenza sanitaria e della crisi prodotta dal Covid, il governo vuole chiudere il prima possibile la partita sul nuovo dl sicurezza. Mercoledì notte si è concluso l’esame in commissione Affari Costituzionali alla Camera e il provvedimento dovrebbe approdare in aula nella giornata di oggi. L’esecutivo è deciso a porre la questione di fiducia sull’approvazione del pacchetto di misure che segnano un taglio netto con il passato salviniano. Ma l’opposizione già parla di "forzatura".
"I decreti devono essere convertiti in legge entro sessanta giorni, questo qui è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 6 ottobre, subito dopo le ultime amministrative, ma è stato inviato al presidente della Repubblica soltanto il 22", spiega al Giornale.it Igor Iezzi, capogruppo della Lega in commissione Affari Costituzionali. "Il governo – prosegue - ha perso due settimane di tempo per discutere questioni relative al bilancio e a farne le spese è stato il dibattito sugli emendamenti che è stato contingentato dopo solo otto ore di discussione, per permettere di approvare il decreto in fretta e furia nei prossimi giorni".
Il risultato, accusano i leghisti, è che il nuovo decreto approderà in aula "senza nemmeno aver concluso l’esame degli emendamenti". Eppure sono molti i punti controversi del decreto, a partire dall’introduzione del nuovo "sistema di accoglienza e integrazione" (Sai), in cui saranno inseriti oltre ai titolari di protezione internazionale e ai minori stranieri non accompagnati, anche i richiedenti asilo. "Se le statistiche ci dicono che l’80 per cento delle domande di asilo vengono rigettate, mi dica lei che senso ha garantire corsi di lingua, formazione, orientamento al lavoro a persone che dovranno essere espulse?", osserva Iezzi. "Questo dimostra che il punto – continua il leghista – non sono tanto i destinatari, ma garantire che quei servizi vengano erogati, il che significa ripristinare la mangiatoia per il mondo dell’associazionismo e del terzo settore legato a doppio filo alla sinistra al governo".
Poi c’è il nodo delle espulsioni, che già sono al palo e che con il nuovo decreto potrebbero diventare sempre più difficili. Ad introdurre la possibilità per uno straniero formalmente espulso di ripresentare domanda per restare in Italia è un emendamento presentato dalla ex presidente della Camera, Laura Boldrini. La stessa deputata Dem ha anche chiesto ed ottenuto l’approvazione di un altro emendamento che vieta le espulsioni per i migranti perseguitati nel Paese d’origine per il loro orientamento sessuale.
Un ulteriore ostacolo ai rimpatri potrebbe essere anche l’estensione dello svolgimento delle attività di utilità sociale ai richiedenti asilo. "Visto che tra i motivi che impediscono agli stranieri di essere espulsi c’è quello dell’inserimento sociale, non vorrei che questo fosse il grimaldello per consentire a migliaia di clandestini di restare in Italia", rileva Iezzi. "Abbiamo chiesto se lo svolgimento di queste attività possa essere considerato come inserimento nella società – rivela - ma non ci è stata data una risposta chiara". "Insomma – attacca il leghista – ci chiediamo quali saranno i migranti che potranno essere espulsi dall’Italia, probabilmente nessuno perché con questo decreto le porte sono aperte in entrata e chiuse in uscita".
Per ora il provvedimento è in varianza finanziaria, ovvero, non ci saranno costi ulteriori rispetto ai decreti Salvini. Oggi però gli arrivi, nonostante l’emergenza sanitaria, sono tre volte superiori rispetto allo stesso periodo del 2019, e quasi 10mila in più rispetto allo stesso periodo del 2018. I costi di gestione del nuovo sistema di accoglienza, quindi, potrebbero lievitare. "Prima dell’introduzione dei decreti sicurezza lo Stato spendeva 5 miliardi di euro l’anno, una follia", attacca Iezzi, che scommette che le spese potrebbero tornare a quei livelli. "Subito dopo l’ideologia, vengono gli affari – continua il deputato del partito di Matteo Salvini - sono questi i veri motivi dietro la volontà del governo di approvare un provvedimento del genere, c’è tutto un mondo che lucra sull’accoglienza che ruota attorno al Pd".
Quel che è certo è che dopo le elezioni amministrative i Dem vogliono portare a casa un risultato politico e cancellare l’eredità del Viminale a trazione leghista.
Gli alleati di governo, nel frattempo, si spaccano, con una ventina di deputati dissidenti che hanno criticato duramente alcune misure contenute nel decreto, che ribalta di fatto quello approvato dagli stessi grillini poco più di un anno fa. L’impressione è che il Movimento, anche in questa partita resti marginale. "A prevalere è stata ancora una volta l’ala governista – chiosa Iezzi – che ha subito anche questo testo per mantenere la poltrona".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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