Il governo alla prova dei diritti civili. L'occasione per smentire le cassandre rosse

Aborto, maternità, Lgbt+, fine vita: da riscrivere la giurisprudenza "creativa"

Il governo alla prova dei diritti civili. L'occasione per smentire le cassandre rosse

La sfida più difficile per il centrodestra si gioca nel campo dei diritti civili. Al Paese serve una risposta netta del Parlamento che demolisca la giurisprudenza creativa in materia di omotransfobia, utero in affitto ed eutanasia, le storture sulla schwa e le forzature sullo Ius scholae. Battaglie che la sinistra ha colpevolmente strumentalizzato, grazie a un'informazione mainstream completamente asservita, mentre il Paese chiedeva riforme su giustizia, fisco e ambiente. «I ceti popolari l'hanno mollata - dice lo scrittore gay Walter Siti -. La scala delle priorità va ripensata».

Partiamo dall'aborto. «La Meloni vuole assicurare il valore sociale della maternità», dicono le femministe di Non una di meno, Dacia Maraini e Monica Guerritore si candidano al ruolo di ancelle dell'ortodossia abortista, Vladimir Luxuria preconizza una «controffensiva reazionaria, conservatrice e oscurantista», la «nuova stella nascente della sinistra italiana» (copyright Guardian) Elly Schlein minaccia sfracelli. Ma sarà veramente così? «Fdi non toccherà la 194», assicura Fabio Rampelli. «Certo, è più facile semplicemente non applicarla, aumentando il numero di obiettori», replica Emma Bonino di +Europa, rimasta fuori per uno zero virgola, assieme all'altra paladina Lgbt+ Monica Cirinnà e del pasdaran prolife leghista Simone Pillon. Ma non fare un tagliando a tutela della maternità, visto l'inverno demografico che ci attende sarebbe un'occasione persa. D'altronde, lo aveva scritto Norberto Bobbio sul Corriere - come ha ricordato Alessandro Gnocchi sul Giornale - nell'aborto ci sono due diritti in conflitto, quello della madre e quello del nascituro, ugualmente meritevoli di attenzione.

«Dopo le istanze ideologiche e dannose si rimettano al centro i valori: vita, famiglia e libertà educativa», avverte Jacopo Coghe di Pro Vita e Famiglia. Compito difficile, anche perché la colpevole inerzia del Parlamento su questi temi eticamente sensibili ha partorito una giurisprudenza creativa. Basti pensare all'utero in affitto, pratica odiosa dalla quale sempre più femministe prendono le distanze. Sul testo scritto proprio dalla leader Fdi, che punisce severamente chiunque mercifichi la gravidanza, ci sono resistenze ma anche aperture importanti. L'escamotage della stepchild adoption nascosto nella sentenza delle Sezioni unite della Cassazione 12.193 del 2019 aggira la maternità surrogata e le sue delicate implicazioni legali e psicologiche. Grande attenzione merita anche l'ultimatum lanciato dalla Consulta con la sentenza 32/2021 (relatrice guarda caso la neo presidente della Consulta Silvana Sciarra) che definisce «intollerabile» il vuoto di tutela per i figli delle famiglie arcobaleno dopo la mancata trascrizione all'anagrafe di due mamme e due papà. Già il suo predecessore Giuliano Amato invocava «parità di diritti vista l'evoluzione scientifica e tecnologica nell'ambito della filiazione».

Anche il fine vita merita una riflessione.

La legge in discussione riconosce la morte volontaria medicalmente assistita, equiparata a quella naturale, ma si presta a tanti rischi e snobba la strada delle cure palliative. Il centrodestra se ne faccia carico, anche per smentire le sedicenti Cassandre rosse.

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