Grillo brucia Conte: il M5s non c'è più

Il comico dopo l'incontro con il leader: "Ha preso più voti Berlusconi da morto..."

Grillo brucia Conte: il M5s non c'è più
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«Ho incontrato Giuseppe Conte, mi ha fatto un po' tenerezza, ha preso più voti Berlusconi da morto che lui da vivo». Beppe Grillo «scarica» il presidente del Movimento 5 Stelle, bersagliato a più riprese durante lo spettacolo «Io sono un altro» ieri sera a Fiesole. «Conte deve capire che io sono essenziale e non so come andrà a fine con lui» ha aggiunto. Su Meloni «ha anche senso dell'umorismo - dice -. La battuta che ha fatto a De Luca è stata strepitosa, l'avrei abbracciata. Dovremmo riconquistare un po' di senso dell'umorismo, poi basta che parli 15 minuti con Conte e ti passa, perché è un accademico, un professore, un avvocato». Intanto gli ortodossi M5S alzano il tiro contro l'alleanza con il Pd. I parlamentari temono il bluff di Conte sul terzo mandato. In mezzo c'è l'ex premier, che proverà a temporeggiare. A far decantare le tensioni durante l'assemblea costituente di settembre.

E la Cassazione dispone un nuovo processo per Chiara Appendino sulla tragedia di Piazza San Carlo. Ma solo per ricalcolare la pena. I giudici, infatti, hanno dichiarato «irrevocabile» la responsabilità penale per l'ex sindaca grillina di Torino per tutti capi di imputazione, ovvero i reati colposi di omicidio, disastro e lesioni. I fatti si riferiscono al 3 giugno 2017. Quando, dopo una calca durante la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, persero la vita due donne e rimasero ferite 1600 persone. Insomma, pena ridotta rispetto ai 18 mesi di reclusione stabiliti dal primo processo di Appello. Ma nessuna assoluzione. Per la Cassazione le accuse contro Appendino restano intatte. Un verdetto che ha ricadute politiche, in questo momento di agitazione dentro il M5s. L'ex sindaca, ora deputata, sarebbe potuta essere un'alternativa credibile per la leadership pentastellata, nel caso di una fine dell'era Conte dopo il flop delle europee. Appendino si era avvicinata all'ex premier, ma dialoga con tutti i mondi del M5s. Ed è una donna. Aspetto non secondario in una fase di polarizzazione tra Giorgia Meloni e Elly Schlein. Eppure la decisione della Cassazione ha il sapore di un assist per Conte. Che punta a blindare la sua leadership, concedendo ai tanti delusi al massimo una gestione più «collegiale» del M5s. Un direttorio con un cordone sanitario formato da diversi big.

Nel frattempo Appendino reagisce e dimentica il giustizialismo: «I sindaci non possono essere il capro espiatorio di tutto». Poi ancora: «Accetto il verdetto della Cassazione, ma non posso nascondere l'amarezza».

Azzoppata Appendino, resta Virginia Raggi. L'ex sindaca di Roma è considerata «l'unica possibile avversaria di Conte». Lei sceglie il Corriere della Sera per bombardare la strategia contiana dell'alleanza con il Pd. «Il M5s deve ritrovare una delle proprie caratteristiche: essere alternativo al sistema politico tradizionale.

Schiacciarci sulle posizioni della destra o con la sinistra, ci snatura e rende irriconoscibili», dice Raggi. Altra musica rispetto a Conte. Che colloca il M5s nell'area «progressista». Seppur ribadendo che non vuole essere «junior partner del Pd».

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