Tutti sanno che Beppe Grillo prima che un politico e leader di partito (o movimento che dir si voglia) è un comico. Nessuno però fino ad oggi sapeva che fosse anche un prestigiatore. Vi spieghiamo subito perché. Grillo oggi è andato a Roma per lanciare il referendum per uscire dall'Euro, con tanto di hashtag su Twitter (#FuoridallEuro!). ll 13 dicembre partirà una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare che porterà, nel dicembre 2015, al referendum di indirizzo sull'euro. Ed è questo il gioco di prestigio: il referendum non serve a un bel nulla. Anzi, è una vera e propria presa in giro nei confronti degli italiani, come ha spiegato in un'intervista a ItaliaOggi Claudio Borghi Aquilini, responsabile economico della Lega. La ragione è presto detta: i referendum sui trattati internazionali non si possono fare, sono incostituzionali. Siccome Grillo lo sa cerca di bypassare il problema buttando sul tavolo un referendum di indirizzo, ossia consultivo, sulla base di un precedente che risale al 1989: in quel caso il popolo italiano fu chiamato a esprimersi per conferire un mandato costituente al Parlamento europeo che sarebbe stato eletto nelle Europee di quell'anno.
Sul sito del Movimento 5 Stelle si legge: "Da un lato la maggioranza a guida Pd si disinteressa della macelleria sociale provocata dalla moneta unica, dall'altra Salvini critica l'euro ma non prende alcuna iniziativa per uscirne. Il M5S è invece convinto che l'arma del referendum consentirà a milioni di cittadini di informarsi e far sentire alle élite italiane ed europee la loro voce fino ad ora emarginata. Più firme raccoglieremo più costringeremo televisioni, giornali e partiti a parlare di euro e a gettare la maschera sugli interessi che protegge. Un dibattito a carte scoperte è quello che è mancato in Italia prima di entrare nell'euro. È inaccettabile che anche al culmine della crisi alimentata dalla moneta unica i cittadini siano lasciati al loro destino". Poi una breve disanima sui guai prodotti dalla moneta unica: "L'euro è insostenibile perché disegnato su misura per la Germania e le oligarchie finanziarie. Dentro questa gabbia non è possibile nemmeno reagire e spezzare il circolo vizioso perché all'Italia manca sovranità monetaria e di spesa per rilanciare domanda, lavoro e investimenti".
Con il referendum sull’euro, ha detto Grillo in conferenza stampa, "noi andiamo avanti e chissà che portiamo a casa un risultato storico... La Lega dice di essere contro l’euro, Forza Italia anche e persino parte del Pd. Se non lo appoggiano, allora vuol dire che prendono per il culo gli elettori". Grillo ostenta sicurezza: "Porteremo tre milioni di firme".
Uscire dall’Euro "è la nostra unica via di uscita, si può fare" e "le paure sono ingiustificate". Così i 5 stelle Barbara Lezzi, Giorgio Sorial, Laura Castelli e Alberto Airola, insieme a Grillo, hanno spiegato la lotta del movimento contro la moneta unica. La senatrice Lezzi ha sostenuto che "non è propaganda elettorale, ma è l’unica via d’uscita". Sorial ha aggiunto: "È chiaro che l’euro non è più sostenibile, possiamo citare delle teorie economiche a sostegno di questa teoria. E poi ci sono alcune frasi di partiti non credibili, come quelle dette da Fassina, che ora capiscono anche loro che l’euro non è più sostenibile".
A stretto giro di posta Matteo Salvini replica a Grillo: il referendum di Grillo per uscire dall’euro è "una perdita di tempo e una presa in giro. Si tratta di un referendum consultivo che per altro la Costituzione non prevede, con tempi lunghi ed efficacia zero", ha aggiunto, chiudendo poi con una provocazione: "Commissioniamo allora un sondaggio". E a ben vedere il valore di questo referendum sarebbe lo stesso di un sondaggio. Con un rischio enorme per il fronte "No Euro", quello di non cavare un ragno dal buco.
Il tanto rumore grillino produrrebbe un unico effetto: lasciare l'Euro al suo posto con grande soddisfazione di Renzi e del suo governo. La tesi è proprio questa: una battaglia finta fatta solo per tenersi l'Euro. E magari racimolare qualche voto. Cosa si deve fare per campare...
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