Griner e Bout a casa: dubbi al Pentagono e critiche da Trump. Uno 007 per Whelan

Mosca apre a un nuovo scambio di prigionieri. Per l'ex marine rimasto in Russia l'ipotesi dell'agente Fsb Krasikov, detenuto in Germania. A tenere aperto il negoziato è Erdogan: parlerà con Putin e Zelensky

Griner e Bout a casa: dubbi al Pentagono e critiche da Trump. Uno 007 per Whelan

Stanca, provata fisicamente e nello spirito ma finalmente libera. Non ancora a casa perché dopo essere atterrata a San Antonio, nel Texas, Brittney Griner si trova in una struttura medica dove verrà sottoposta a esami clinici e alle cure necessarie per rimetterla in sesto dopo quasi 10 mesi di carcerazione in Russia. Quanto di più lontano da una vacanza di piacere si possa immaginare. La moglie Cherelle e i genitori l'hanno comunque potuta riabbracciare. «È una giornata bellissima per me e la mia famiglia, sono grata al presidente Biden», ha detto la moglie esaltando il presidente Usa. Ma per Biden non c'è stata un'esaltazione collettiva, tutt'altro. Il rilascio di Victor Bout in cambio della libertà per la giocatrice di basket ha fatto arrabbiare moltissime persone. Bout, soprannominato il mercante di morte per la sua lunga attività criminale, era stato condannato a 25 anni e ne ha trascorsi in carcere solamente 12. Ora è di nuovo in Russia, con la moglie. «Sta riposando, non ha dormito per tre giorni», ha detto la consorte di uno dei più pericolosi trafficanti d'armi al mondo, la cui vita ha ispirato un film con protagonista Nicolas Cage, Il signore della guerra. Non esattamente un ladruncolo di polli. Ma soprattutto, l'operazione portata a termine con grande dispiego di diplomazia non è un fatto secondario per i prossimi scenari del conflitto.

Intanto le conseguenze immediate. Biden nel mirino per uno scambio non proporzionato, al netto del fatto che la vita di un cittadino americano è stata di fatto salvata. Le accuse più dure, manco a dirlo, dall'ex presidente Donald Trump: «Che razza di accordo è scambiare una giocatrice di basket che odia apertamente il nostro Paese, per l'uomo conosciuto come Il Mercante di morte, che è uno dei più grandi trafficanti di armi del mondo, e responsabile per decine di migliaia di morti e feriti», accusa il tycoon, rincarando la dose per la mancata liberazione dell'ex marine Paul Whelan, accusato di spionaggio e ancora in carcere a Mosca. Al di là dell'evidente interesse di Trump nell'attaccare il presidente in carica, The Donald non è stato l'unico a criticare uno scambio da molti ritenuto poco vantaggioso. La controprova arriva anche dalla reazione dei media di stato russi che lodano Putin «per aver vinto nel negoziato con gli Stati Uniti». «È una capitolazione da parte dell'America», ha detto Maria Butina, legislatrice della Camera bassa del Parlamento russo. La sempre ineffabile Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri ha esultato via social, così come il famigerato Yevgeny Prigozhin, fondatore del gruppo di mercenari Wagner. Ma la trattativa portata avanti da Stati Uniti e Russia apre anche lo scenario a nuovi possibili accordi. Putin apre e spiega che «Un nuovo scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia è possibile, non rifiutiamo di continuare questo lavoro in futuro». E il prossimo scambio sarebbe già in discussione: secondo la Cnn, per liberare Whelan i russi avrebbero chiesto il rilascio di Vadim Krasikov, ex colonnello dei servizi segreti attualmente detenuto in Germania. Washington non vorrebbe liberarlo e avrebbe proposto diverse alternative ma il Cremlino, per il momento, sarebbe irremovibile. Krasikov è stato condannato all'ergastolo l'anno scorso per l'omicidio di Zelimkhan Khangoshvili, dissidente ceceno ucciso nella capitale tedesca. Ma è evidente che le trattative Usa-Russia possano essere salire di livello e portare a un percorso per la fine del conflitto, fatto che lo stesso zar non ha escluso, almeno a parole.

In questo senso, chi continua a spingere per negoziati è sempre il presidente turco Erdogan che, al di là degli evidenti interessi personali, ha annunciato che domani parlerà sia con Putin che con Zelensky, alla ricerca di un canale di dialogo. Ribadendo il ruolo chiave che può avere il suo Paese, Erdogan ha detto che «ha sempre difeso l'integrità territoriale del Paese sotto attacco delle truppe di Mosca» ma che si è anche «opposto all'inasprimento delle operazioni militare russe».

Intanto ieri rappresentanti russi e americani si sono incontrati proprio a Istanbul dopo che lo scorso 14 novembre il capo dell'intelligence russa Naryshkin e il direttore della Cia Burns si erano visti ad Ankara. Due passi in avanti, niente di più. Ma comunque, uno sprazzo di luce che tra bombe, morti e devastazione, fa sperare. Almeno un po'.

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