Gucci delude. Peserico incanta coi giochi di luce

Ferretti punta sulla femminilità. Per Cucinelli capi lussuosi ma portabili. L'Arabesque gioca con la poesia

Gucci delude. Peserico incanta coi giochi di luce
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«Bella la sfilata di Prada» dice un'elegante signora subito dopo la sfilata Gucci. In effetti ci sono un po' troppi riferimenti allo stile della grande signora del made in Italy: dai grandi cappotti da uomo con le spalle scese alle gonne a matita indossate con giacche, giacconi e giacchette che a prima vista non han nulla da spartire con il resto del look, ma alla fine funzionano. Anche gli abbinamenti cromatici sono spesso pradeschi però qui manca la forza dirompente dello spirito di Miuccia. Assente ingiustificato il nuovo perché scarpe e borse pelose come un barboncino si son già viste e lo stesso dicasi del cirè, un tessuto dalla superficie compatta e lucida ottenuta grazie alla spalmatura di resine. In compenso ci sono delle splendide borse in camoscio con il morsetto da cavallo (horsebit) e tante staffe trasformate in gioiello, cintura, raccordo snodabile della grande sacca nota come Hobo Bag. Insomma manca l'anima e questo è normale visto che Sabato Di Sarno, direttore creativo del brand da appena due anni, ha dovuto rassegnare le dimissioni tre settimane fa e in sala gira incontrollata la voce della sua collezione buttata via per rifare in 10 giorni il lavoro di sei mesi. Speriamo che il nuovo stilista del marchio delle due G di cui sembra sarà dato il nome a giorni sia uno dei pochi per cui vale la pena usare la parola genio. La moda ne ha un bisogno disperato. Tutt'altra atmosfera da Peserico, brand veneto che sta crescendo in modo solido e costante grazie a un perfetto rapporto tra qualità e prezzo. Il punto di partenza qui è Lee Miller, modella e fotografa americana. Amante e musa di Man Ray, la Miller ha inventato le foto solarizzate prima di partire per la Germania con l'esercito statunitense dove ha documentato l'orrore della Shoah. Paola Gonella, direttore creativo del brand, ricostruisce dei punti luce sul crepe de chine di una camicetta e trasforma dei fili di viscosa in una luminosissima pelliccia beige. Poi c'è la parte più sportiva ma non meno raffinata dei jeans in denim lavorato a mano con i volumi perfetti e maglie e montoni ad alto tasso di desiderabilità. Molto ben riuscita anche la collezione di Alberta Ferretti che ha da poco lasciato il suo brand nelle capaci mani di Lorenzo Serafini. Lui con garbo invita le donne ad abbracciare la loro femminilità senza mai diventare leziose. Divina come sempre la N 21 di Alessandro Dell'Acqua è una lezione di moderna sartorialità. L'idea di doppiare perfino i pullover in lana con il neoprene crea nuovi volumi di pura sensualità. Da Agnona si cominciano a vedere i primi risultati del duro lavoro del figlio di Anna Zegna, Stefano Aimone, che ha rilevato lo storico brand dalla famiglia materna e lo sta trasformando nella versione più moderna e chic del classico sartoriale. Da Cucinelli si parla di capi lussuosi da indossare come t-shirt, «cose possibili» dice lo stilista-filosofo che è appena stato ricevuto con tanto di bacio sulla guancia da Carlo d'Inghilterra.

Si torna nel territorio del sogno da L'Arabesque, negozio milanese di culto dove Chici Meroni presenta una selezione di capi dedicati al Piccolo Principe, alla sua rosa, alla volpe che vuole essere addomesticata per creare dei legami, alla mistica della notte. Dire poetico è poco perché poi tutto è fatto per durare una vita.

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