Guerra choc ai vu' cumprà con i finti cadaveri

Sui marciapiedi un corpo disegnato con uno slogan in inglese: "Il falso uccide lo stile"

Guerra choc ai vu' cumprà con i finti cadaveri

Una sagoma raffigurante un cadavere. Ed uno slogan in inglese che tradotto in italiano suona più o meno così: «Il falso uccide il tuo stile. Non comprare il falso».

Venezia gioca la carta dello choc per fermare vu cumprà e abusivi del commercio. Il biglietto da visita dell'iniziativa non ne svela i reali obiettivi, mantenendosi sul piano del politically correct e (de)rubricando l'operazione a campagna anti-contraffazione. Ma l'accelerazione emotiva rispetto al volantinaggio del 2013 - contraddistinta da semplici consigli per gli acquisti no-fake - e la decisione di pigiare il piede anche sul pedale della repressione mettono a nudo i fini del piano che fa della città lagunare, idealmente e tutta intera, il luogo del delitto. «La sagoma a terra è lo stile della gente che compra e indossa o usa il falso, mentre il movente del crimine è l'alibi dell'essere in vacanza e cercare un ricordo da portare a casa, oppure la pena che si prova per chi vende», spiegano dal Comune, tra i sostenitori di una mobilitazione che ha nella Regione Veneto e nella Camera di Commercio i finanziatori. Le menti, invece, sono gli studenti del corso di laurea in marketing e comunicazione di Cà Foscari. Ideatori di un progetto che ha il suo cardine in quell'immagine da scena del crimine che sarà ora esposta nei punti maggiormente interessati dal fenomeno, dagli imbarcaderi alle stazioni ferroviarie e marittime, passando per l'aeroporto ed i luoghi a maggiore densità turistica, santa Lucia e il ponte di Rialto su tutti.

Ma c'è dell'altro. Perché ad uso e consumo degli smemorati le sagome sono state già collocate sui tetti dei vaporetti e sulle fiancate di quattro linee di autobus, oltre a finire in rete rilanciate in tutto il mondo da Facebook ed instagram e dall' hashtag #fkysvenice , sintesi del più inquietante Fake kills Venice .

Il falso uccide Venezia: ad impedirlo basterà l'adrenalina iniettata nelle vene da una campagna pubblicitaria? Il Prefetto Domenico Cuttaia, nel dubbio, e nel tentativo di debellare il fenomeno sgrossando le fila dei clienti dei venditori fuorilegge, ha ottenuto che gli acquirenti di prodotti contraffatti siano puniti con una sanzione da 200 euro. Uno schema che altri Municipi d'Italia hanno ignorato, preferendo all'eleganza ed al fioretto veneziani l'artiglieria, quando non addirittura l'aviazione. E poco contano le appartenenze politiche: sul terreno di battaglia non c'è destra o sinistra che tenga.

A Jesolo (ma pure a Rimini, in entrambi i casi col Pd saldo in giunta) la caccia ai vu cumprà è stata affidata ad una squadriglia di droni, incaricati di scovare dall'alto accampamenti e depositi di merce taroccata. Costo dell'operazione: 10.000 euro a settimana.

E non manca chi si chiede provocatoriamente se non sarebbe stato meglio, con quei soldi, pagare le ferie agli irregolari del commercio, per averli in spiaggia come bagnanti sostenendo almeno l'economia locale. Intanto, mentre in Toscana sul litorale hanno fatto la loro comparsa i guardacoste armati di manganello, nelle Marche un consorzio di commercianti l'esercito, quello vero, lo ha invocato ufficialmente, sollecitando a mezzo stampa lo schieramento tra gli ombrelloni dei militari del 235° battaglione Piceno, di stanza ad Ascoli.

Una novità? No: già nel 2009 i

parà erano stati spediti a combattere i vu cumprà sul bagnasciuga proprio a Venezia, prima di ripiegare e cedere il campo alle sagome. Costano meno e fanno più impressione, nella guerra che l'Italia ha scelto di perdere.

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