La "guerra santa" di Putin e dei suoi: "L'Occidente? È Hitler Ci vuole cancellare"

"L'ultima volta furono i nazisti a distruggere una cultura indesiderabile, ma noi difendiamo i valori". Ricompare dopo due settimane il ministro Shoigu, ma c'è il giallo delle immagini: "È stato aggiunto successivamente"...

La "guerra santa" di Putin e dei suoi: "L'Occidente? È Hitler Ci vuole cancellare"

Russofobia: nei giorni scorsi ne avevano parlato l'ex presidente Dimitri Medvedev e il ministro degli Esteri Sergey Lavrov. Ieri lo ha fatto Vladimir Putin in persona, che ha preso di mira il boicottaggio di eventi culturali ed esponenti della cultura russa nei Paesi occidentali: «L'ultima volta - ha affermato il capo del Cremlino- sono stati i nazisti in Germania, circa 90 anni fa, a condurre la campagna di distruzione di una cultura considerata indesiderabile. Ci ricordiamo bene delle immagini dei libri bruciati nelle piazze». Ma non si tratta solo di questo: tra cultura occidentale e cultura russa, dice Putin, c'è ormai un contrasto profondo. La Russia «rifiuta l'ingannevole e il momentaneo, salvaguardando la continuità dei valori spirituali, qualità unica che anche oggi protegge il popolo russo». Il contrario in Occidente: «lì i concetti e le norme eterne sono nessi in discussione e minati, la storia è distorta e le stesse leggi della natura infrante. La vera cultura è stata sostituita da una cultura della cancellazione».

La denuncia dell'odio per i russi, il richiamo a valori spirituali che solo Mosca ormai difende, la battaglia contro il nazismo, sono filoni classici della narrazione del Cremlino. Ieri ha seguito la falsariga anche il già citato Lavrov. In un incontro di una fondazione moscovita che si occupa di politica estera, ha parlato di «guerra totale» dichiarata dall'Occidente alla Russia. «È un concetto utilizzato un tempo nella Germania di Hitler», ha spiegato. «Ed ora lo usano i politici europei per indicare quello che vogliono fare con la Federazione russa». Il riferimento è esatto nella parte storica e cita un famoso discorso del ministro della Propaganda nazista, Joseph Goebbels. Più traballante il richiamo alla cronaca, visto che non risultano discorsi di politici europei in cui sia stata usata l'espressione.

In tutte le prese di posizione pubbliche c'è comunque un elemento comune: un tono, con sfumature di solito tra il cupo e il misticheggiante, che sottolinea l'atmosfera da battaglia esistenziale in cui sembrano sentirsi ormai impegnati gli uomini del Cremlino. «È in gioco il destino della Russia», ha detto nei giorni scorsi Vladimir Medinsky, capo negoziatore ai colloqui di pace con l'Ucraina. Nella campagna ucraina si decidono non solo le esigenze di sicurezza del Paese ma è in atto anche uno scontro di civiltà, di visioni opposte e inconciliabili del mondo.

Dal punto di vista degli uomini di Putin alzare la voce può servire anche a rendere più compatto il fronte interno. E qui, almeno a giudicare dai sondaggi ufficiali, lo scopo sembra essere stato raggiunto. Secondo il Russian Public Opinion Research Center, citato dall'agenzia Interfax, il 77,9% dei cittadini russi appoggia l'operato del presidente Putin. Una percentuale in crescita rispetto al 70,4% dei primi giorni dell'«operazione speciale militare» in Ucraina.

Del resto, anche gli stessi oppositori (i pochi rimasti in Russia e i molti fuggiti all'estero) sottolineano come il regime, sull'onda della propaganda, abbia visto aumentare i suoi consensi.

Non sembra invece comunicare un'atmosfera di serenità il pasticcio legato alla partecipazione del ministro della Difesa Sergey Shoigu al Consiglio di Sicurezza dell'altro giorno. Dopo due lunghe settimane di assenza da impegni pubblici Shoigu è ricomparso durante la videoconferenza ripresa per qualche minuto dalla tv. Due siti, «Mediazona» e «Moscow Times» hanno però analizzato le immagini, concludendo che in realtà il Ministro non c'era e la sua immagine è stata aggiunta in un secondo tempo.

Il ministero retto da Shoigu ha intanto accusato Hunter Biden, figlio del presidente Usa, di utilizzare il Pentagono per finanziare in Ucraina laboratori in grado di produrre armi biologiche e in cui sarebbe anche coinvolto George Soros.

Il piano di Hunter Biden, già al centro di accuse mosse da Donald Trump circa affari condotti in Ucraina, prevede la creazione in laboratorio di «patogeni di antrace straordinariamente pericolosi». Secondo il Cremlino, il dossier è frutto di informazioni raccolte dai soldati russi durante l'avanzata.

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