Rigettando la richiesta di convocazione di Luca Palamara (nella foto) nell'udienza preliminare sul caso Gregoretti, il gup di Catania Nunzio Sarpietro ha rinunciato a immergere la forchetta in un «piatto ghiotto». La stiracchiata metafora la dobbiamo proprio all'ex presidente dell'Anm. E la si può ritrovare nel capitolo dedicato a Salvini del libro-intervista di Alessandro Sallusti Il sistema (Rizzoli). Ed è in quel breve capitoletto che si può trovare quanto avrebbe potuto dire Palamara se, come da richiesta degli avvocati di parte civile, fosse stato convocato sul caso Gregoretti. L'ex togato ha infatti definito quella vicenda giudiziaria un «piatto ghiotto». E lo ha fatto essenzialmente per gli ingredienti che componevano quel piatto. «Estate del 2018. Un ministro degli Interni di destra, il povero immigrato maltrattato, la sinistra che cerca la rivincita dopo la batosta elettorale. Un piatto ghiotto, ovvio che la magistratura scenda in campo». E infatti il primo magistrato che prova a mettere il cappello su questo affaire è, come ricorda lo stesso Palamara nel libro di Sallusti, Luigi Patronaggio, procuratore di Agrigento, nominato proprio da poco in quota Magistratura democratica (la corrente di sinistra della magistratura). Non soltanto indaga Salvini ma ordina anche lo sbarco dei migranti bloccati sulle navi per l'ordine emesso dal ministro. E le premesse di uno scontro tra toghe e politica ci sono tutte. Sembra, ricorda Palamara, di tornare ai tempi degli scontri frontali contro Berlusconi e Renzi. Lo stesso Palamara, incontrando a una cena il capo di gabinetto di Salvini, gli consiglia di suggerire al ministro che attaccare frontalmente la magistratura è il modo migliore per svegliare la coscienza partigiana di qualche giudice.
Di questo, insomma, avrebbe potuto parlare Palamara se convocato all'udienza preliminare. Ma anche dell'attivismo inedito, fino ad allora, del vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. Palamara ricorda maliziosamente che il vicepresidente è in scadenza e per ingraziarsi il Pd si mette a difendere il giudice di Agrigento dagli attacchi politici della Lega. Il risultato? Sarà candidato proprio dal Pd alla guida della Regione Abruzzo. Competizione che però perde. Legnini aveva anche provato a chiedere per sé l'Antitrust ma ha trovato tutte le porte sbarrate e si è dovuto accontentare, dopo la sonora sconfitta in Abruzzo, del posto di Commissario per la ricostruzione nelle zone terremotate.
Ambizioni politiche a parte, le confidenze di Palamara portano - anche nel caso della Diciotti e della Gregoretti - a pensare che esistano due giustizie. Quella rappresentata dal procuratore di Agrigento e quella incarnata dal procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, che «per ben due volte negli stessi giorni e per gli stessi reati dà parere contrario a indagare Salvini». D'altronde lo stesso ex presidente dell'Anm lo ripete come un refrain: «le leggi non si applicano, le leggi si interpretano in base alla propria sensibilità», e in alcuni casi, aggiunge sempre con malizia, «in base alla propria appartenenza». E la prova di questo è in un messaggio che arriva sul cellulare di Palamara. Lo spedisce il procuratore di Viterbo, Paolo Auriemma, che si dice testualmente: «Non vedo dove Salvini stia sbagliando. Illegittimamente si cerca di entrare in Italia e il ministero dell'Interno interviene perché non avvenga».
Ironia della sorte il capitoletto su Salvini finisce proprio con un riferimento al gup che ieri ha respinto la richiesta di convocare Palamara.
Sarpietro aveva chiesto al Csm la presidenza del tribunale di Catania ma gli fu preferito un altro magistrato, grazie proprio all'intervento di Palamara. Tanto che subito dopo Sarpietro evitò di rinnovare la tessera di Magistratura democratica. «Detto ciò - conclude Palamara, in questo davvero profetico - sono convinto della sua assoluta autonomia di giudizio».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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