I 4 scenari di primavera: dall'accordo sui territori alla "congiura" di palazzo

L'ipotesi di pacificazione passa da una cessione di sovranità di Kiev. Le alternative: una guerra a bassa intensità come nel Donbass, un conflitto allargato ad altre nazioni e un colpo di Stato contro Putin

I 4 scenari di primavera: dall'accordo sui territori alla "congiura" di palazzo

Per i più realisti, i colloqui di Istanbul organizzati dal leader turco Recep Tayyip Erdogan rimarranno lettera morta, mentre per i più ottimisti rappresentano un punto di partenza che potrà sfociare in un'intesa tra Russia e Ucraina. In ogni caso, è possibile tentare una previsione di massima.

Sono quattro gli scenari che sembrano plausibili per il futuro del conflitto. Uno solo immagina una pacificazione (comunque tutt'altro che indolore), mentre gli altri tre prevedono in una forma o in un'altra la prosecuzione della guerra a tempo indeterminato. Proviamo a vederli nel dettaglio.

1. LA PACE

È l'ipotesi più ottimistica, anche se include aspetti dolorosi soprattutto per l'Ucraina che ha subito l'aggressione militare. I negoziati proseguono e le due parti arrivano a concordare un cessate il fuoco. Questo implica l'accettazione di diversi punti di compromesso, il che significa sia per Mosca che per Kiev la rinuncia a posizioni di principio fin qui considerate non negoziabili. La lista è lunga per entrambi, e non è detto che tutti i punti vengano considerati. Putin potrebbe ottenere: l'impegno ucraino alla neutralità, a non aderire alla Nato e a non ospitare sul suo territorio basi militari straniere; la cessione di alcuni territori (Donbass intero o parziale, striscia costiera sul mar d'Azov inclusa Mariupol, parte o totalità di altri territori conquistati dopo il 24 febbraio, riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea); in prospettiva, la fine delle sanzioni a carico di Mosca. Zelensky invece otterrebbe: la rinuncia russa alla demilitarizzazione ucraina e al cambio di regime a Kiev; il ritiro totale o parziale delle truppe d'invasione; il via libera per l'adesione all'Ue; garanzie internazionali per la sicurezza dell'Ucraina (in pratica una sorta di Nato su misura che interverrebbe in caso di aggressione russa: è il punto più improbabile).

2. LA GUERRA A BASSA INTENSITA'

È il piano B di Putin, alternativo all'abortito piano A che prevedeva la presa di Kiev e l'imposizione di un governo filorusso. I negoziati non portano alla pace, ma a una sorta di tregua che cristallizza le posizioni delle armate sul terreno. Putin prosegue nella sua strategia di logoramento, trasferendo all'intera Ucraina la strategia che ha usato per otto anni nel Donbass: una guerra «a bassa intensità» con bombardamenti e attacchi a sorpresa che potrebbe durare anni per costringere Kiev a più miti consigli, e che non escluderebbe colpi bassi come il tentato assassinio di Zelensky.

3. L'ALLARGAMENTO DEL CONFLITTO

È l'ipotesi più inquietante, significherebbe che di fatto una specie di terza guerra mondiale è in realtà già iniziata. Invece di raffreddarsi, il conflitto si surriscalda e si estende. Può accadere in vari modi: con l'uso a scopo terroristico di armi chimiche o nucleari tattiche da parte russa in Ucraina; con il coinvolgimento attivo della Bielorussia di Lukashenko, il quale al momento esita anche perché teme la ripresa di rivolte interne; con attacchi russi di diverso livello a Paesi non-Ue dell'Europa orientale o del Caucaso come la Moldavia o la Georgia; con provocazioni o attacchi russi a Paesi Ue come la Polonia o le Repubbliche baltiche (dove corpose minoranze russe farebbero da quinta colonna), o perfino Finlandia o Svezia. Inutile dire che se Putin toccasse un Paese membro della Nato i rischi di risposta americana ed europea sarebbero enormi.

4. LA CONGIURA DI PALAZZO

È l'eventualità eguale e contraria al punto 2. Stati Uniti e Gran Bretagna, consapevoli delle profonde difficoltà che incontra l'offensiva russa, potrebbero scegliere di sostenere le forze ucraine con armi sempre più potenti per provocare una vera sconfitta militare di Mosca in Ucraina.

Un disastro che, unito al crescente malessere degli oligarchi e dei generali russi causato dalle sanzioni che limitano i loro privilegi, potrebbe sfociare in un colpo di Stato contro Vladimir Putin. In questo caso si dimostrerebbe che Biden non parlava a caso quando diceva «quell'uomo non può restare al potere».

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