I Black Lives Matter ridotti a macerie

Ieri a Washington, lungo la strada che porta alla Casa Bianca, sono iniziati i lavori per la rimozione dell'imponente scritta gialla fatta disegnare dal sindaco dem Muriel Bowser dopo quel 25 maggio 2020

I Black Lives Matter ridotti a macerie
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I martelli pneumatici che spaccano l'asfalto, lo fanno saltare in aria e sollevano polvere. I passanti che guardano e tirano dritto. Alcuni si fermano, solo pochi minuti, e si portano via un pezzo di strada, manco fossero i resti del Muro di Berlino dopo la riunificazione della Germania. Altre sei settimane e lì sulla Sedicesima Strada non ci sarà più nulla. Non una delle lettere iconiche della lotta anti razzista. Tutto cancellato. Esattamente come il movimento Black Lives Matter.

Ieri a Washington, lungo la strada che porta alla Casa Bianca, sono iniziati i lavori per la rimozione dell'imponente scritta gialla fatta disegnare dal sindaco dem Muriel Bowser dopo quel 25 maggio 2020 in cui a Minneapolis era morto George Floyd. La notizia aveva fatto il giro del mondo dando così nuova linfa a quel movimento nato dopo l'assoluzione per legittima difesa di George Michael Zimmerman, accusato d'aver ammazzato il 17enne Trayvon Martin. A pubblicizzare su Truth le immagini degli operai, che hanno iniziato a rimuovere la scritta «Black Lives Matter» («Le vite dei neri contano»), è stato il presidente Donald Trump che, sin dal momento in cui s'è reinsediato nello Studio Ovale, l'ha giurata ai movimenti che, durante l'amministrazione Biden, hanno diviso gli Stati Uniti scatenando una guerra civile (culturale) che indebolito tutto l'Occidente.

Esploso nel 2013 su Twitter (quando la piattaforma era ancora la piazza social per eccellenza dei radical chic e Elon Musk non ci aveva ancora messo sopra le proprie zampe), il movimento anti razzista ha promosso la causa dei diritti degli afroamericani che, tagliati fuori dal costosissimo sistema di istruzione e dal mondo del lavoro, non riuscivano a raggiungere l'agognato american dream e il riscatto sociale. Da hashtag alle proteste di piazza il passo è stato breve. Come quello che ha portato alla deriva woke trasformando le istanze dei Black Lives Matter, in certi casi ragionevoli, in una macchietta. Se all'interno della pubblica amministrazione queste istanze sono state infatti tradotte nei dannosissimi programmi DEI che mortificano il merito e penalizzano i «wasp», negli atenei dell'Ivy League sono state fagocitate dalla cancel culture, dalla messa al bando dei grandi classici della letteratura e dall'abbattimento dei monumenti storici.

Oggi di quel movimento per gli afroamericani non resta più nulla. Forse solo le macerie della Sedicesima Strada.

A farlo a pezzi non è stato Trump. Ma la sua stessa leadership travolta tra l'altro da un brutto scandalo sull'uso delle donazioni. Una leadership che più che difendere i neri ha demonizzato i bianchi addossandogli colpe non loro.

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