È una giornata di ricordi, riflessioni, commozione trattenuta a stento, discorsi difficili da portare a termine, immagini che si affastellano nella memoria di chi ha condiviso con lui trent'anni di vita politica tra ammirazione e gratitudine, ma anche di inciampi e imbarazzi di chi lo ha elevato a nemico, affidando all'antiberlusconismo la sua unica narrazione.
È il giorno della commemorazione in Senato di Silvio Berlusconi. Al suo posto, tra Licia Ronzulli e Maurizio Gasparri, c'è a ricordarlo un mazzo di tulipani, fiori da lui immensamente amati, come ricorda la presidente dei senatori azzurri. È il presidente del Senato Ignazio La Russa a prendere per primo la parola. «Il rimpianto è non averlo accanto in un momento in cui l'Italia avrebbe ancora bisogno di lui. Mi consola il generale rispetto che ha accompagnato la sua dipartita. Berlusconi non c'è più o forse c'è più di prima. Mettiamo nell'angolo gli odiatori impenitenti anche nel giorno del dolore, ed emerge così il giudizio sull'unicità dell'uomo», un uomo «più volte colpito ma mai affondato». Il minuto di silenzio viene accompagnato da un lungo applauso, con l'unica eccezione dei Cinquestelle che non partecipano e scelgono di non parlare in aula. Sugli spalti c'è Gianni Letta a rappresentare la famiglia Berlusconi.
Gli interventi più difficili e commossi sono naturalmente quelli di Forza Italia, ma anche Matteo Salvini conclude il suo intervento con la voce incrinata, come avviene a Matteo Renzi. Antonio Tajani ricorda la forza dell'innovazione messa in campo dal Cavaliere. «Era un combattente della politica che ha sempre rispettato tutti gli avversari politici. Nessuno di noi aveva nemici personali», anzi Berlusconi «metteva sempre al centro la persona. Lo ricorderemo come uomo di governo e uomo di Stato, ma soprattutto come un uomo». Licia Ronzulli, visibilmente commossa, ricorda il Berlusconi «tornato in questo Senato da vincitore, e con il tributo del governo per il suo ultimo discorso. Berlusconi ha cambiato l'Italia, sapeva trasformare un male in un bene. Continuerà ad essere una luce. Per me camminare al suo fianco è stato un privilegio assoluto di cui sarò per sempre grata alla vita». Il saluto è «all'uomo di Stato e all'uomo che è stato. Buon vento, Dottore».
Matteo Salvini si concentra sulla straordinaria eredità politica e sui tratti dell'«epoca berlusconiana». «Parlare di normalità a proposito di un uomo eccezionale, unico come Silvio Berlusconi sembra strano, eppure l'ho sentito anche da qualcuno prima di me. La sua capacità unica di entrare in sintonia con le persone comuni è stata una delle sue grandi forze. Una forza che, non a caso, certa sinistra, intrisa di ideologia, non ha mai capito. Quei ceti popolari Silvio li amava veramente». Salvini si concede un aneddoto personale. «Quando sono entrato per la prima volta nella casa della mia fidanzata ho trovato un poster gigante di Silvio Berlusconi». La chiusa è intrisa di emozione: «Ciao Silvio, onore a te, grande italiano, amico mio».
Per Matteo Renzi «Berlusconi era più grande dell'eredità politica che qualcuno vuole raccogliere. Vedo che c'è una gara a inaugurare opere e infrastrutture in suo nome. Se volete tenere alto il ricordo intestategli un grande taglio delle tasse». Il leader di Italia Viva ricorda gli errori della sinistra. »Lo descrivemmo come uomo dal sorriso di plastica, ma era un uomo che aveva davvero voglia di sorridere, una dimensione di umanità che non abbiamo voluto cogliere». E ricorda il suo ultimo ingresso nell'aula del Senato: «Camminava male, aveva il passo stanco, ma prese la parola, sorrise e annunciò è appena nato il mio diciassettesimo nipotino». E se Mario Monti ricorda che «Berlusconi ha cambiato la mia vita con la candidatura a commissario europeo. Non oppose ostacoli (al suo governo nel 2011, ndr), anzi pur trovandosi in una situazione comprensibilmente molto difficile con il venir meno della sua maggioranza, e con la consapevolezza dei gravissimi rischi che gravavano sull'Euro, sull'economia e sul Paese».
Michaela Biancofiore, infine, ricorda come Berlusconi abbia «sfidato i confini dell'ordinario, creato una narrazione epica e lasciato un'impronta indelebile nella storia e che l'Italia gli ha riconosciuto con una commozione profonda, con un funerale degno di un padre della Patria».
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