I grillini e la maledizione di Primavalle: perché Conte ha già perso

La rinuncia di Giuseppe Conte al collegio di Primavalle nasconde problemi strutturali del MoVimento. E ora i grillini rischiano l'effetto domino

I grillini e la maledizione di Primavalle: perché Conte ha già perso
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Primavalle è un microcosmo politico, ma il forfait di Giuseppe Conte e dei suoi travalica i confini geografici di quel collegio. La dichiarata assenza del MoVimento 5 Stelle alle suppletive romane non ha paragoni: è un po' come se il Partito Democratico avesse rinunciato a candidare un suo esponente al fu Bologna-Casalecchio di Reno, dove i progressisti sfondavano il 60%. Ma, al netto delle percentuali, in questa storia conta pure la simbologia, con Roma che, da roccaforte, rischia di tramutarsi in tomba dell'impero pentastellato.

L'onorevole Emanuela Del Re, il deputato che, dopo la nomina presso l'Unione europea in qualità di rappresentante speciale per il Sahel, ha "liberato" il seggio di Primavalle, è la stessa che avrebbe dovuto svolgere l'incarico di ministro degli Esteri. Quella, almeno, era l'idea iniziale di Luigi Di Maio, che all'epoca aveva presentato il potenziale governo grillino. Poi è arrivata l'alleanza gialloverde, con l'ex "avvocato degli italiani" ritrovatosi presidente del Consiglio da ministro della Funzione pubblica che doveva essere. E con Di Maio che è salito alla Farnesina al posto della Del Re. Erano tempi, quelli, in cui il MoVimento 5 Stelle rivendicava la primazia sullo scacchiere politico italiano. Sembra passata un'era.

Così, lungo andando, verso un percorso che dal 34% della Del Re a Primavalle conduce ad un annunciato 0% per assenza ingiustificata. In un clima sondaggistico, peraltro, che ha iniziato a rivelare quanto la scelta di Conte leader sia destinata a non incidere più di tanto sulle preferenze degli italiani. Questo, almeno, è ciò che certificano le rilevazioni che assegnano all'ex premier soltanto un più 0.8% sulle performance grilline. Il totale corrisponde al 16.3% secondo Swg. Una cifra che non avrebbe mai consentito a Conte, ventilato candidato a Primavalle, di sbaragliare la concorrenza nella corsa per quel seggio romano. Le ritirate si spiegano pure con i numeri.

La strategia complessiva, peraltro tagliata sull'ormai consolidato asse Pd-5 Stelle, era segnata: Enrico Letta a Siena e Giuseppe Conte a Roma. Il tutto finalizzato a spedire tra gli scranni i due leader del rinnovato fronte progressista. Ma il secondo ha rotto l'incantesimo, con buone probabilità evitando una figuraccia. Così facendo, però, il MoVimento 5 Stelle sta per perdere soltanto il primo dei seggi. Ce ne saranno altri: quelli in cui i grillini verranno sconfitti con le elezioni politiche del 2023. A pensarci bene, Primavalle è il primo tassello di un effetto domino annunciato. Lo stesso attraverso cui i pentastellati smetteranno di essere la formazione più rappresentativa in Parlamento.

Come ha notato Il Messaggero, peraltro, sembra quasi che il collegio di Primavalle si sia imbattuto in una qualche forma di maledizione. L'ex ministro della Difesa e post grillina Elisabetta Trenta sarebbe dovuta essere della partita. Ma alla fine, l'ex pentastellata, non è riuscita nel suo intento di candidarsi. Neppure il fatto che il campo fosse stato sgomberato da una possibile competitor ha tuttavia convinto Conte ed il MoVimento a piazzare qualcuno in quel collegio. Un segno di debolezza che anticipa i tempi di un paio d'anni rispetto al prossimo giro elettorale e il segno che qualcosa nel "nuovo MoVimento" sta andando storto.

Qualcuno dice che sia stata Virginia Raggi a voler evitare che Giuseppe Conte venisse associato allasfida per la poltrona più

alta del Campidoglio. É più probabile il contrario. Comunque sia, l'ex premier ed il sindaco di Roma sono espressioni di due visioni del MoVimento molto diverse. Due concezioni accomunate però da una previsione di sconfitta.

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