I legali di Dell'Utri: "Il reato non esisteva, scarceratelo"

L'ex senatore sconta 7 anni. Per l'Ue le condanne per fatti antecedenti al '94 sono ingiuste

I legali di Dell'Utri: "Il reato non esisteva, scarceratelo"

Il fatto che, pur riguardando il caso Contrada, fosse un grimaldello per scardinare quell'anomalia giuridica che è il concorso esterno in associazione mafiosa, e soprattutto per tirare fuori dal carcere i condannati per concorso esterno in relazione a fatti antecedenti al 1994 come il senatore Marcello Dell'Utri, è apparso chiaro sin dallo scorso 14 settembre, quando sono state rese note le motivazioni della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Ma adesso è ufficiale. I difensori dell'ex senatore Pdl, detenuto a Parma per scontare in via definitiva una condanna a sette anni, hanno chiesto ufficialmente la scarcerazione di Dell'Utri. E proprio sulla base di quella sentenza europea che, rigettando il ricorso del governo Renzi sul caso Contrada, ha certificato che le condanne per concorso esterno per fatti antecedenti al 1994 sono in violazione del principio di legalità, perché non si può essere condannati per reati che, quando sono stati commessi, non esistevano o non erano giuridicamente definiti. Come è appunto il caso di Dell'Utri, che per il periodo successivo al 1992, con sentenza definitiva della Cassazione, è stato assolto.

L'istanza di quello che tecnicamente si chiama «incidente di esecuzione» (la condanna è diventata «illegale» per la sentenza europea e quindi Dell'Utri deve essere scarcerato) è stata depositata ieri a Palermo nella cancelleria della Terza sezione della corte d'Appello (la stessa che ha condannato l'ex senatore nell'Appello bis), e porta la firma degli avvocati Giuseppe Di Peri, Bruno Nascimbene e Andrea Saccucci. La corte adesso dovrà fissare la data dell'udienza, che si svolgerà in camera di consiglio, presenti la Procura generale e i difensori. La richiesta è di «revocare o dichiarare ineseguibile» la sentenza di condanna a 7 anni. E questo sulla base di un'altra sentenza, quella della Corte europea dei diritti dell'uomo, diventata definitiva lo scorso 14 settembre.

Cosa diceva quella sentenza? Il verdetto stabiliva che, condannando Bruno Contrada, non erano stati rispettati i principi di «non retroattività e prevedibilità della legge penale». In pratica, era stato violato l'articolo 7 della Convenzione europea dei diritti umani, perché il reato per il quale Contrada era stato condannato - quella strana invenzione tutta italiana che unendo gli articoli 110 (concorso) e 416 bis (associazione mafiosa) ha creato il concorso esterno - non era sufficientemente chiaro e consolidato dal punto di vista della giurisprudenza prima del 1994. Un principio che vale per Contrada, ma che vale ancora di più per Dell'Utri, perché le collusioni con i boss contestate all'ex senatore Pdl partono a metà degli anni '70 ma si fermano al 1992. Ben due anni prima del termine fissato dalla Corte europea.

Una speranza

per Dell'Utri, in carcere a Parma da poco più di un anno. Chi lo ha visto dietro le sbarre - ultimo proprio qualche giorno fa l'ex allenatore del Milan e della Nazionale Arrigo Sacchi – lo descrive visibilmente dimagrito.

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