«Alfredo Cospito come Che Guevara? No grazie». Nel giorno cruciale della vicenda giudiziaria - divenuta ingombrante vicenda politica - dell'anarchico rinchiuso in carcere al 41 bis, ieri prende la parola il suo difensore per ridimensionare il ruolo di leader e di esempio che il detenuto rivestirebbe per i gruppi violenti ancora attivi in Italia. È un tema chiave, perché proprio questo ruolo di «guida» è alla base del provvedimento ministeriale che ha applicato a Cospito il carcere duro, e che oggi arriva al vaglio della Cassazione.
Vigilia tesa, con la Prefettura di Roma che organizza misure di sicurezza intorno al Palazzaccio, e con i sodali di Cospito che ieri tornano a farsi vedere: a Trento, dove occupano una gru, e soprattutto a Roma, dove salgono con cartelli e fumogeni sulla sommità dell'Altare della Patria, da cui vengono presto sgomberati. Il gesto viene definito «un oltraggio inaccettabile a un monumento simbolo dell'unità nazionale» dal presidente del Senato Ignazio La Russa. Per ora nulla di violento: ma il timore è che oggi un eventuale «no» della Cassazione all'anarchico faccia partire iniziative peggiori.
Quali siano le chance di una vittoria di Cospito è difficile ipotizzarlo. Nel suo intervento del 12 febbraio il procuratore generale Pietro Gaeta si è detto favorevole a rimandare la pratica Cospito al tribunale di Sorveglianza di Roma per una nuova decisione sull'applicazione del 41 bis. Secondo Gaeta per mantenere Cospito al carcere duro serve la prova che continui a essere collegato a gruppi eversivi, la sua pericolosità non può essere basata solo «dall'essere egli divenuto punto di riferimento dell'anarchismo in ragione dei suoi scritti e delle condanne».
Il problema è che se la Cassazione, come proposto dal procuratore generale Gaeta, oggi si limiterà a ordinare una nuova decisione da parte del tribunale di Sorveglianza di Roma, i tempi non potranno essere brevissimi. Nel frattempo Cospito resterà detenuto al 41 bis, anche se nel reparto apposito dell'ospedale San Paolo di Milano, e continuerà lo sciopero della fame, limitandosi ad assumere gli integratori minerali. Il rischio che la situazione sanitaria precipiti prima di una nuova sentenza esiste. «La dilatazione dei tempi della decisione renderebbe incompatibile la stessa con le condizioni di salute del detenuto», fa sapere ieri il difensore, Flavio Rossi Albertini. Il legale dell'anarchico chiede che sia la Cassazione a togliere oggi stesso Cospito dal 41 bis. Rinviare non serve a niente, dice il legale, «non essendo presente nella vicenda alcun fatto idoneo a dimostrare un legame del detenuto con soggetti diversi da meri militanti politici anarchici».
Accogliere per intero le richieste di Cospito sarebbe da parte della Cassazione una decisione forte, anche perché smentirebbe e neutralizzerebbe l'iniziativa del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che il 9 febbraio ha invece confermato il 41 bis all'anarchico.
Comunque Cospito non verrebbe trasferito in un carcere ordinario, tornerebbe in una cella dei reparti AS2, l'alta sicurezza per i responsabili di atti di terrorismo e di eversione, dove si trovava già da una decina di anni prima di venire trasferito alla massima sicurezza in seguito agli appelli ad atti violenti lanciati con messaggi e interviste. E a quel punto tornerebbe a mangiare.
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