Tagliare di un terzo il tetto massimo delle retribuzioni dei dirigenti pubblici indica che questa amministrazione non sa che farsene delle professionalità.
A pagare saranno sempre i cittadini, nella forma di minore qualità dei servizi. La decisione che sta per arrivare in Consiglio dei Ministri è di abbassare gli emolumenti annui da 240 a 160mila euro, cifra da intendersi «omnicomprensiva», della serie: nessuno pensi di inventarsi trucchetti per rimpinguarla. La conseguenza, e ci arriva pure un bambino, sarà che rimarrà a lavorare chi vale di meno, chi fuori non troverebbe nessuno che lo paghi di più. Già questo pone una domanda: se centinaia di migliaia di dirigenti accetteranno di restare a lavorare a un terzo dello stipendio, perché fino a oggi li hai pagati di più? Magari perché il sistema non permette di valutare il merito delle prestazioni professionali. E tu, genio della lampada, invece di riformare il sistema e immettere più meritocrazia, cosa fai? Ti precludi la possibilità di mantenere e assumere solo i migliori. Lo Stato come quantità e non come qualità: una certa Unione Sovietica c'è morta, così.
Stavolta a essere toccati non sono solo i dirigenti delle istituzioni pubbliche ma l'intero sistema delle imprese che ruota intorno alla pubblica amministrazione. Tutte le società che hanno costruito in tutto o in parte il loro giro d'affari sulle commesse di prodotti e servizi destinati alla P.A. dovranno scegliere. Laddove la quota di fatturato con la P.A. sia irrinunciabile, saranno costrette a privarsi dei manager migliori, che cercheranno altrove chi li paga per quello che valgono, e abbassare la qualità dell'output consegnato allo Stato. Le altre potranno continuare a essere competitive sui mercati pagando le professionalità come meritano per il valore che danno all'impresa, rinunciando in questo caso alle commesse pubbliche e se ciò implicasse licenziare qualche dipendente, amen.
Ma perché uno Stato, che eroga servizi la cui qualità dipende dalle persone, risparmia proprio sul capitale umano, che è come tagliare il ramo su cui è seduto? Evidentemente ai piani alti della politica non fanno affidamento sui migliori, ma forse sui più fedeli, su quei presunti manager miracolati che saranno proni a eseguire qualsiasi input, a prescindere dalla
validità verso i cittadini. Sì perché il conto lo pagheremo sempre noi, ricevendo prestazioni di livello inferiore.Ci lamentiamo della fuga dei cervelli, ma sembra che da quelle parti siano già scappati tutti da un pezzo.
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