I numeri: l'alternanza scuola-lavoro funziona

Dalla sua introduzione (2003) ad oggi migliaia di giovani hanno trovato un posto

I numeri: l'alternanza scuola-lavoro funziona

In un mondo tradizionalmente immobile come quello della scuola - dove ogni «novità» sembra essere studiata affinché nulla venga davvero innovato - la legge 53 del 28 marzo 2003 (ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti) che sancì il passaggio dal semplice «stage» a una più strutturata «alternanza scuola-lavoro», rappresenta una delle rare riforme intelligenti uscite dalle stanze polverose del palazzo di viale Trastevere, sede storica del dicastero della Pubblica istruzione. In 19 anni di movimentata «carriera» (l'iniziale formula dell'«alternanza» è stata soggetta a varie modifiche), questo iter di collegamento tra studenti e aziende si è rivelato una scommessa vincente: per migliaia di giovani la prima (e in molti casi, unica) occasione di esperienza propedeutica all'occupazione. Se oggi tanti ragazzi e ragazze hanno trovato posto nei settori più disparati, il merito è anche di questo strumento il quale ha consentito loro di fare la spola tra la didattica del banco in aula e la gavetta del «banco» in azienda.

Alla luce di ciò, la richiesta scandita ieri dagli studenti di «abolire l'alternanza macchiata di sangue», se da una parte va compresa (alla luce delle tragiche morti dei due «studenti-lavoratori» Giuseppe Lenoci, 16 anni, e Lorenzo Parelli, 18 anni), dall'altra rappresenta una richiesta «autolesionistica» sul fronte della lotta alla disoccupazione. Dal 2003 ad oggi l'«alternanza scuola-lavoro» (che dal 2018 i burosauri ministeriali hanno ribattezzato, con sprezzo del ridicolo, «Percorsi per le Competenze Trasversali e per l'Orientamento») ha garantito un contratto a circa un milione di giovani proprio all'interno di quelle ditte che li avevano accolti in fase di formazione.

Tuttavia, i drammi di Giuseppe e Lorenzo dovrebbero spingere il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, a imporre alle aziende norme di «assoluta sicurezza» nei riguardi degli studenti-stagisti che non possono essere mandati allo sbaraglio, trovando la morte nei luoghi di lavoro che dovrebbero prepararli alla vita. Bianchi pare invece intenzionato ad accogliere la richiesta degli studenti: «Abolire l'alternanza». La strada più «facile». Ma anche la meno coraggiosa.

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