I Paesi Ue chiedono meno tagli ai consumi. Germania e Francia nazionalizzano l'energia

Federacciai e Ansaldo investono sul nucleare sloveno. Rebus russo in Sicilia

I Paesi Ue chiedono meno tagli ai consumi. Germania e Francia nazionalizzano l'energia

Tutti in ordine sparso. La gestione del caro-energia da parte dell'Unione europea è tutt'altro che caratterizzata da un vero spirito comunitario. Tant'è che i Paesi Ue vogliono un taglio dei consumi di elettricità meno rigido rispetto al 15% proposto dalla Commissione. Oggi la presidenza di turno della Repubblica Ceca presenterà un documento nel quale si propone anche che i produttori da fonti fossili siano esentati dal contributo di solidarietà Ue quando già soggetti a «misure equivalenti», come la tassazione da extra-profitti. L'unica misura finora annunciata (oltre alla supertassa che l'Italia ha messo in campo già da quattro mesi) è lo «strumento di emergenza del mercato unico», un piano di contingentamento delle produzioni e di solidarietà obbligatoria tra i singoli Paesi che ha già suscitato parecchio malcontento. Non c'è ancora il price cap sul gas e si è ben lontani anche dal definire il disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell'elettricità.

E così ognuno fa da sé. La Germania intende spendere 30 miliardi di euro per nazionalizzare Uniper, il principale importatore di gas russo, messo alle corde dai prezzi impazziti (i rivenditori, infatti, devono pagare cash cifre altissime mentre incassano le bollette a minimo due mesi di distanza e questo crea problemi con le banche; ndr). Si tratta del secondo Paese europeo che ha ripubblicizzato l'energia dopo la Francia di Macron che toglierà dalla Borsa il 16% di Edf per 10 miliardi di euro. La manutenzione delle centrali nucleari e i rincari del gas, che il governo tiene a bada a suon di rimborsi, «obbligano» lo Stato a indirizzare il mercato e l'economia.

E l'Italia che cosa fa al di là dei dl Aiuti? Le elezioni hanno di certo determinato un rallentamento e, in ogni caso, non lasciano ben sperare le diatribe europee da una parte e l'oltranzismo degli ambientalisti di casa nostra dall'altra. Ed è così che le imprese (che aspettano ancora il gas a prezzi calmierati; Cingolani varerà il decreto settimana prossima) hanno deciso di fare da sole. Federacciai, associazione siderurgica confindustriale, e Ansaldo Nucleare investiranno nella centrale nucleare slovena di Krko assicurando 1,2 miliardi per i nuovi reattori. In cambio avranno energia a prezzi contenuti (il nucleare costa molto meno; ndr).

Il fatto che si debba fare da soli restituisce la dimensione dell'affanno che attanaglia le aziende. Non a caso, il futuro della centrale Isab Lukoil di Priolo, a Siracusa, è tema delle Regionali siciliane. Con lo stop all'import di petrolio russo da dicembre si rischia lo stop per un impianto che fornisce il 20% della raffinazione italiana e un quinto dell'elettricità consumata dall'isola. Il fondo Usa Crossbridge sarebbe vicino all'acquisto e il candidato di centrodestra Renato Schifani intende battersi per la prosecuzione dell'attività.

Ma, più in generale, che idee ci sono in campo? Sorvolando sul velleitarismo green del centrosinistra, occorre segnalare che le proposte del centrodestra si articolano su tre fronti: price cap europeo, rigassificatori ed estrazioni di gas In Italia, nucleare. Giorgia Meloni ieri è andata oltre. Si può attuare, ha detto, un impegno «che Fdi ha fatto approvare: il disaccoppiamento tra prezzo del gas e dell'elettricità a livello nazionale; non possiamo aspettare la lentezza dell'Europa». Più prudenza, invece, aveva manifestato sul tema del price cap nazionale.

Le utility, aveva dichiarato, «non sono pubbliche, a meno che non si decida di nazionalizzarle e di questo se ne può parlare; sono quotate in Borsa, quindi mettiamo noi i soldi per far comprare a 100 l'elettricità agli altri Paesi con cui siamo interconnessi?».

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