I progetti del Pnrr a rischio salvati coi fondi di coesione

Governo al lavoro per prorogare alcune spese al 2030. Su 126 miliardi solo 46 sono stati impiegati in passato

I progetti del Pnrr a rischio salvati coi fondi di coesione

«A fronte di 126 miliardi assegnati all'Italia nella programmazione 2014-2020, la percentuale di spesa è pari al 34,5%, al penultimo posto in Europa, è un dato che vogliamo fare finta che non ci sia?», lo ha detto il ministro Raffaele Fitto in Parlamento durante l'informativa sul Pnrr. In questi giorni i presidenti di Regione, specie del Sud, lamentano la ripartizione dei fondi 2020-2027 (che avrebbero già dovuto fare i due precedenti governi). Ma Fitto ritiene che non si possa discuterne senza fare prima completare il monitoraggio sulla mancata spesa di oltre il 75% delle risorse 2014-2020. E vuole spalmare sui Fondi Coesione e Sviluppo al 2030 i progetti Pnrr che non potranno completarsi al 2026. Come ad esempio l'alta capacità Napoli-Bari, che sin dalla candidatura Pnrr si sapeva non sarebbe stata completata prima del 2028.

In valore assoluto, su 126,6 miliardi di euro ne sono stati spesi 46,1; al netto degli interventi in risposta all'emergenza Covid, si tratta di 36,5 miliardi su 116,2 (pari al 31,5% del programmato). A questo si legano criticità legate alla «spoliazione» dei programmi a favore di micro-interventi territoriali di carattere emergenza, sganciati dunque da una forte analisi di contesto e valutativa. Dei fondi europei, assegnati per circa il 75% al Mezzogiorno, la rendicontazione scadrà a fine 2023: entro dicembre dovranno essere spesi 29,9 miliardi (ovvero, il 46% del valore delle risorse programmate). «Sarebbe necessario spendere, in meno di un anno, un volume di risorse quasi pari a quanto rendicontato complessivamente dal 2015 a oggi» ha detto Fitto. Considerato che siamo a metà aprile, negli otto mesi maggio-dicembre andrebbe impiegata la stessa cifra che finora l'Italia è riuscita a spendere in otto anni. Per questo ora le Regioni ricorrono ai progetti sponda: si affrettano a dirottare su fondi ordinari i progetti in ritardo allo scopo di non perderli, con conseguenze discutibili su qualità ed efficacia.

Il governo Draghi con decreto ha stabilito che fino a quando non saranno individuati gli interventi da de finanziare a valere del FSC 2014-2020 che non hanno maturato obbligazioni giuridicamente vincolanti entro dicembre 2022, non può essere assegnato il nuovo FSC 2021-2027. Ma De Luca ha accusato Fitto di scippare le risorse al sud. Eppure la Campania a fronte di oltre 9 miliardi di euro assegnate, ne ha spesi solo 3,8 pari al 42%.

Chi però cavalca questa storia per attaccare l'avversario di sempre è Michele Emiliano, che rispolvera il suo lessico da pm: «Abbiamo spedito a Fitto un mandato di comparizione, ci sono 3.500 imprese che hanno richiesto i finanziamenti alla Puglia e stanno attendendo le decisioni del Governo, che senza Fsc sono bloccate. Fitto se non ci da quei fondi blocca la Puglia».

Tre giorni fa la regione Puglia ha assegnato due milioni e mezzo di euro per il marketing territoriale e l'attrazione degli investimenti, così ripartiti (senza citarli tutti): Sagra delle pettole di Castelluccio valmaggiore 8370 euro, fiera di Ognissanti di Carpiano 45mila; sagra del mandarino di Palagiano 20mila; sagra dell'uva di Guagnano 30mila; fiera di San vito di Ortelle 82mila; ricerca dell'identità di Turbo 90mila; fiera pessima di Manduria 250 mila; sagra del maiale di Faeto 10mila; madonna della ricotta di Carlantino 16mila.

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