"I raduni vietati solo se pericolosi per l'incolumità. Non vedo criticità in questa norma"

Il giurista Giovanni Guzzetta smorza i toni delle polemiche sulla norma anti-rave party del governo Meloni. "Tutto in linea con la Costituzione. Sbagliato che il Pd la scomodi per fini politici"

"I raduni vietati solo se pericolosi per l'incolumità. Non vedo criticità in questa norma"

«Mi sembra vi sia molta polemica politica». Il giurista Giovanni Guzzetta smorza i toni delle polemiche sulla norma anti-rave party del governo Meloni.

Questa è una norma illiberale, «alla Orbàn», come dicono a sinistra?
«Questa materia è disciplinata dalla Costituzione. L'art. 17 garantisce la libertà di riunirsi e prevede che la riunione sia tutelata entro certi limiti. Il testo dell'articolo 5 del decreto-legge 162 del 2022 pone come condizioni per la sanzione penale proprio il pericolo per salute pubblica, l'ordine pubblico e dell'incolumità pubblica. Dal punto di vista dei presupposti, dunque, siamo perfettamente nei confini consentiti dalla Costituzione. È, poi, una scelta politica del legislatore stabilire che tipo di sanzioni prevedere, ma certo non si può dire che si tratti di una norma illiberale perché rientra perfettamente nella cornice della Costituzione. La Carta, poi, prevede un obbligo di preavviso per riunioni di questo genere, come nel caso dei rave party che avvengono senza preavviso con le occupazioni di proprietà altrui».

Letta ha scritto che la libertà dei cittadini viene messa in discussione. È veramente così?
«Dal punto di vista costituzionale non è un'affermazione condivisibile. Dal punto di vista politico, si può avere l'idea che si ritiene della libertà, ma ciò che conta è ciò che dice la Costituzione. Questa disciplina di carattere legislativo è comunque sottoposta al vaglio della Corte Costituzionale, ma per come è definita la libertà di riunione dalla Carta, non c'è alcuna criticità. Probabilmente il Pd ha un'opinione diversa, ma non si deve scomodare la Costituzione per criticare una scelta politica. Non è metodologicamente corretto».

Ed è vero che questa norma punirebbe le occupazioni scolastiche?
«Premettendo che le occupazioni scolastiche non sono un diritto costituzionale, la definizione della fattispecie del decreto-legge mi sembra molto rigorosa. La norma parla di raduni arbitrari e pericolosi per l'incolumità, la sicurezza e la salute pubblica. Penso che questo sia il confine. Dunque, quando si applica, tutto dipende da questi limiti. Insomma, se l'occupazione di una scuola non minaccia l'incolumità, la sicurezza e la salute pubblica questa norma non si applica. Inoltre stabilire una sanzione di tipo penale significa assicurare che questa valutazione sia rimessa a un giudice. Si va, quindi, addirittura oltre la Costituzione perché la Carta prevede che questi eventi possano essere vietati dalle autorità di pubblica sicurezza. Qui il vaglio spetta al giudice».

Il verde Angelo Bonelli, considera questa legge di stampo fascista e contesta l'eccessiva durata delle pene stabilite. Non le sembrano frasi un po' esagerate?
«Qui siamo nell'ambito della polemica politica. La Costituzione e i diritti di libertà non c'entrano nulla. Ne consiglierei la lettura. Detto questo, ribadisco che le condizioni di applicazione di questa legge sono molto specifiche e sono i limiti alla libertà di riunione che stabilisce anche la Costituzione all'articolo 17. Mi sento, pertanto, tranquillo».



Non crede che possa essere usata contro flash mob pacifici come quelli organizzati da Greta Thunberg?
«Se l'incolumità, la sicurezza e la salute pubblica sono garantiti siamo fuori dal perimetro della norma. Certo, se un incontro anche pacifico viene svolto su un ponte pericolante, il rischio dell'incolumità pubblica è un fatto oggettivo e non politico. I confini della norma sono molto chiari».

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