I testimoni assolvono Salvini e lanciano accuse alle Ong

Guardia costiera e Guardia di finanza ammettono: "La Open Arms puntò l'Italia in maniera arbitraria"

I testimoni assolvono Salvini e lanciano accuse alle Ong

La Guardia costiera e la Guardia di Finanza danno ragione a Matteo Salvini nel processo Open Arms. Per il leader della Lega le cose ieri, nell'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, hanno iniziato a mettersi bene. A dar man forte all'ex ministro dell'Interno è arrivato l'ammiraglio Sergio Liardo, capo del terzo reparto del Corpo generale delle Capitanerie di porto, che ha confermato come la nave iberica Open Arms rifiutò di dirigersi in Tunisia, di sbarcare 39 immigrati a Malta, di fare rotta in Spagna, non fornì dettagli sullo stato di salute delle singole persone a bordo.

«Il primo agosto del 2019 - ha detto Liardo in aula - la nave ci comunicò avere fatto un soccorso di 52 persone, che poi sono salite a 55». Cosa che fu comunicata al ministero dell'Interno. «In seguito al decreto sicurezza bis - ha proseguito - fu emesso un decreto di interdizione di ingresso in acque territoriali firmato dal Viminale con firma anche del ministero Infrastrutture e ministero Difesa».

A questo va aggiunto che l'ammiraglio ha negato vi fossero problemi legati all'incolumità dei 147 migranti a bordo. Anzi, vi fu collaborazione per far scendere coloro che necessitavano di cure mediche. Per lui vi fu dialogo tra la Guardia costiera e il Viminale per trovare eventuali altri porti di sbarco. «Si era proposto il porto di Trapani e Taranto - ha chiarito - ma le soluzioni erano impraticabili per via delle condizioni meteo».

A confermare i fatti anche l'ammiraglio Nunzio Martello che, secondo la difesa di Salvini, ha dichiarato che «una volta vicina a Lampedusa la nave spagnola era in sicurezza e dal Viminale non ci furono forzature dopo aver appreso che Open Arms non poteva dirigersi in altri porti (come quello di Trapani) a causa delle condizioni meteo».

Ultimo a deporre il capitano della Guardia di Finanza Edoardo Anedda. Per lui dopo «i primi due interventi di Open Arms in acque libiche, la nave puntò verso l'Italia in modo arbitrario». Anedda aveva prodotto una informativa contestando il comportamento della Ong, ipotizzando il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per il capitano della Open Arms e il capo missione. «In maniera ostinata, l'imbarcazione si era messa nelle condizioni di andare solo a Lampedusa» ha ribadito Anedda. «Tecnicamente» la nave «poteva raggiungere la Spagna» ma preferì girovagare tra l'Italia e Malta per quasi due settimane.

All'uscita dall'udienza Matteo Salvini ha dichiarato: «Non ce l'ho con i giudici, ce l'ho con quei politici della sinistra che non riuscendo a sconfiggere la Lega nella cabina elettorale o in Parlamento cercano di farlo in tribunale a Palermo. Con me al governo erano dimezzati i morti e gli sbarchi. Ho fatto il mio dovere ma invece di essere ringraziato sono a processo.Sembra di essere su Scherzia a parte...».

L'avvocato Giulia Bongiorno, che lo difende, ha spiegato che è emerso «in maniera nitida il fatto che c'era una linea condivisa di governo, con un documento firmato da tre ministri, che prevedeva il divieto di sbarco di Open Arms e sono state individuate le ragioni di quel divieto».

Il fondatore di Open Arms Oscar Camps, presente ieri al processo, ha sottolineato: «Salvini è Salvini. Mi aspetto giustizia per tutte le persone che hanno subito sofferenza». La prossima udienza avrà luogo il 21 gennaio.

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