I vescovi sfidano la Ue: "Pregheremo nelle chiese"

Bruxelles ha consigliato di evitare le cerimonie di Natale. La Cei: "Le faremo con le regole anti-covid"

I vescovi sfidano la Ue: "Pregheremo nelle chiese"

La linea è quella di «assecondare» le richieste del governo italiano sulle misure anti-Covid per le festività natalizie, e quindi anche l'ipotesi di anticipare di qualche ora la messa di mezzanotte la vigilia di Natale, per rispettare il coprifuoco. Ma di certo la messa «in presenza» resta imprescindibile. E quindi le raccomandazioni dell'Unione europea di cancellare la celebrazione di Natale, sostituendola con una messa on line e in tv, vengono rispedite al mittente.

I vescovi italiani si sono riuniti ieri in una sessione straordinaria del Consiglio episcopale permanente, rigorosamente in video-collegamento, formalmente per discutere la linea pastorale da adottare durante la pandemia. Di fatto, per affrontare il nodo della messa per le festività natalizie. E la linea che emerge è chiara e univoca: è possibile celebrare messa col popolo in piena sicurezza. Sarà così anche in occasione dei riti di Natale. A sottolinearlo è stato il pro presidente della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mario Meini, che ha guidato i lavori in assenza del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, assente per aver contratto il Covid e in via di guarigione. «In questi giorni ha detto monsignor Meini - ha avuto notevole risonanza mediatica la questione degli orari delle celebrazioni natalizie, particolarmente l'ora della Messa nella notte di Natale. Come abbiamo scritto nel recente Messaggio alle comunità cristiane in tempo di pandemia, se le liturgie e gli incontri comunitari sono soggetti a una cura particolare e alla prudenza, ciò non deve scoraggiarci: in questi mesi è apparso chiaro come sia possibile celebrare nelle comunità in condizioni di sicurezza, nella piena osservanza delle norme». Siamo certi che sarà così anche nella prossima solennità del Natale e continuerà ad essere un bel segno di solidarietà con tutti».

I vescovi italiani hanno osservato come «i dati sulla pandemia rilevano sensibili miglioramenti» ma «ancora non ne siamo fuori». Per questo, «non devono venir meno la responsabilità e la prudenza». Rispetto dunque delle norme sanitarie, ma nessun passo indietro sulla celebrazione in presenza. «La richiesta dell'Unione europea commenta al Giornale monsignor Vincenzo Orofino, vescovo di Tursi-Lagonegro (Basilicata) e segretario della Commissione Cei per la pastorale della Salute e della Carità - mi sembra eccessiva e non rispettosa della realtà. Da una parte riconosciamo il pericolo vero della pandemia e ci adoperiamo per la tutela della vita di tutti. Ci teniamo alla salute e vogliamo osservare tutte le norme anti-covid. Dall'altra parte, la chiesa ha dato prova di rispettare le misure e ha mostrato di non essere un luogo di assembramento e nemmeno un luogo di contagio. Siamo d'accordo nel rispettare le norme che ci saranno indicate, persino l'orario anticipato della messa di Natale; ma toglierci la possibilità di celebrare la messa col popolo, quella no. Vogliamo la celebrazione con i fedeli. Chiederci di chiudere le chiese sarebbe un ritorno alla situazione di marzo, un gesto esagerato.

Non siamo bambini conclude monsignor Orofino - siamo adulti responsabili e ne abbiamo dato prova». Piste da sci chiuse e chiese aperte? «Non ci sono paragoni da fare. Da maggio, le chiese hanno rispettato tutte le misure anti-Covid e non sono mai state luogo di contagio».

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