Igor in Spagna da settembre Ma ora vuole tornare in Italia

Interrogato dalla giudice iberica, il serbo dice «sì» all'estradizione. Una strada che sarà lunga e tortuosa

Igor in Spagna da settembre Ma ora vuole tornare in Italia

Nessuno, in fondo, lo vorrebbe. Nemmeno in cella. Un assassino, un criminale belluino da tenere chiuso in gabbia fino alla fine dei giorni, spietato e (lo sarà sempre) pericoloso. Per di più un «problema», per qualsiasi Stato.

Ma lui, «Igor il russo», non un vero soldato ma semplicemente un serbo nato in tempi di guerra a Subotica, cresciuto nella violenza, uomo dai mille volti pronto ad ammazzare per nulla, ha già deciso. Preferisce l'Italia. Meglio le galere, e la giustizia del Belpaese, che quelle iberiche.

Dopo otto mesi di latitanza, tre di silenzio dopo la cattura quasi casuale, di insulti e bestemmie a denti stretti nella sua lingua madre, ieri il «lupo» ha cominciato a parlare. E lo ha fatto in italiano, davanti a una magistrata di Alcaniz, in Aragona meridionale, collegata in videoconferenza con i colleghi di Bologna. La «belva» deve rispondere di tre omicidi in Spagna- due delle sue ultime vittime erano poliziotti della Guardia Civil- e almeno un paio di persone, se non quattro, le aveva ammazzate in primavera nel nostro bucato Stivale aperto a chiunque.

Igor Vaclavic, che in realtà si chiama Norbert Feher, 37 anni vissuti da bandito, al giudice Carmen Lamela della Audiencia Nacional- la stessa togata che ha spedito in galera i leader catalani- ha detto di essere disponibile a farsi processare in Italia. Sarà un caso?

C'è un mandato di arresto europeo, spiccato dalla nostra Procura dopo l'omicidio del barista di Budrio, quello successivo di una guardia provinciale, il ferimento di un suo collega volontario- forse anche quello di una guardia giurata e prima di un pensionato-, per cui si chiede la sua estradizione.

Norbert Feher ha chiesto un interprete di lingua italiana e in italiano ha accettato di essere consegnato alla italica Giustizia. Già, il paese di Bengodi...

Dopo questo «Igor» non ha aggiunto molto. Se non di essere arrivato in Spagna lo scorso settembre. E qui dovrà rispondere dei tre delitti di giovedì scorso. Due guardie cercavano un ladro «di galline» con un allevatore che aveva segnalato i furti; invece si sono trovati di fronti a lui, il «soldato» killer. I poliziotti si chiamavano Victor Romero e Victor Gesù Caballero, José Luis Iranzo è il nome del ragazzo che li aveva chiamati. Ed è morto con loro. Tra l'altro il bosniaco è sospettato di aver ferito altre due persone qualche giorno prima ad Albalate.

La burocrazia internazionale, da adesso, trasformerà Feher in un detenuto «speciale», una sorta di pacco-viaggio. La giustizia iberica, in questo caso, non ha nemmeno preso in considerazione la possibilità della libertà su cauzione.

Leggendo la questione in punta di diritto il serbo dovrebbe rimanere in Spagna fino a quando non saranno accertate le sue responsabilità per i crimini commessi lì. Poi, stando a indiscrezioni, la giudice Lamela sarebbe pronta a conformare il mandato di cattura europeo emesso dall'Italia. Quindi, manco fosse un kafkiano giro dell'oca, le nostre autorità potranno chiederne l'estradizione temporanea per celebrare a Bologna il processo a suo carico, per poi ritrasferire il detenuto in Spagna per scontare la pena.

Se lo tengano pure. Basterebbe buttare via le chiavi, come ancora ripete distrutta la vedova di Davide Fabbri, il tabaccaio di Budrio ammazzato per pochi euro lo scorso 1° aprile.

Lei rivede

in ogni attimo la pistola puntata in faccia. La sogna nei suoi incubi ad occhi aperti, così come il volto di «Igor» che le aveva appena ammazzato il marito. C'è solo un miracolo in tutte queste tragedie: è sopravvissuta.

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