Immigrazione tabù: a Londra i partiti eclissano l'argomento

Dopo l'ordine del Labour di evitare il tema anche Cameron lo esclude dal programma

Immigrazione tabù: a Londra i partiti eclissano l'argomento

Tema cruciale, tema da evitare. La paura di perdere le elezioni del 7 maggio su un terreno troppo scivoloso spinge David Cameron a un gioco da prestigiatore che fa sparire le due questioni più scottanti - immigrazione e futuro del sistema sanitario nazionale - dal programma politico con cui si batterà per essere riconfermato a Downing Street. Come per magia, tra le prime sei priorità che il Partito conservatore intende affrontare per restare alla guida del governo ci sono deficit, lavoro, istruzione, casa e pensioni: non c'è traccia di immigrazione e National Health Service.

Lo spiega il primo ministro in persona da Nottingham, nord dell'Inghilterra, dove martedì ha presentato il programma sul quale tenterà il bis ai danni dei laburisti e del terzo incomodo, lo United Kingdom Independence Party (Ukip). È certamente pensando all'incubo del partito euroscettico e anti-immigrati di Nigel Farage che il capo del governo britannico ha deciso di bypassare del tutto l'argomento immigrazione, sul quale i Conservatori hanno parecchio da rimproverarsi: avevano promesso di ridurre il tasso netto (la differenza tra immigrati ed emigrati) a quota 100mila ma i numeri sono tre volte più alti dei propositi e sono saliti a 260mila. Così, mentre fa pressing sull'Unione europea e la cancelliera Angela Merkel per una revisione dei trattati di Schengen (specie ora che gli attentati di Parigi hanno riaperto la questione immigrati), il primo ministro nasconde invece in casa la polvere sotto al tappeto. La strategia rischia però di tramortire il capo del governo come un doloroso boomerang in faccia. I sondaggi non lasciano infatti dubbi: il più recente, condotto da Comres racconta che sanità e immigrazione sono i temi maggiormente sentiti dagli elettori, con una clamorosa impennata in un mese (+11%) delle preoccupazioni dei cittadini sulla gestione del servizio sanitario, un argomento che ora interessa il 50% ed è balzato in cima alle priorità degli inglesi. Segue, subito dopo, l'altro tema cruciale: il controllo dell'immigrazione (se ne preoccupa il 46%) mentre compaiono parecchio dopo la questione del costo della vita (25%) e della crescita economica (20%) su cui Cameron ha invece deciso di centrare la sua campagna.

«Stupefacente», ha definito il vuoto Lord Green of Deddington, alla guida del think tank MigrationWatch. Ancora più stupiti saranno gli inglesi - e certamente arrabbiati - ora che il sistema sanitario ha deciso di tagliare 25 diversi trattamenti anti-cancro per ridurre le spese. Chi invece potrebbe non meravigliarsi sono gli avversari laburisti. Non solo perché sanno di essere più credibili agli occhi degli elettori sulla futura gestione del Nhs - e questo spiega perché Cameron non ne fa una priorità - ma anche perché pure loro hanno eclissato il tema immigrazione. Lo prova un documento riservato, destinato a un gruppo di deputati laburisti ma diffuso un mese fa dal quotidiano Telegraph , in cui i vertici del partito di Ed Miliband invitano i propri rappresentanti a evitare la questione immigrazione per non avvantaggiare il partito di Farage. Se proprio qualche elettore dovesse sollevarla, «meglio spostate la conversazione su altri temi su cui abbiamo una politica chiara», si legge nel decalogo di 33 pagine intitolato «Fare campagna contro l'Ukip».

Avversari uniti contro il nemico, che secondo i sondaggi ancora molto incerti (qualcuno dà i Tory in testa col 34% seguiti dal Labour al 28%, qualcun altro il contrario: 37% contro il 32%) potrebbe essere l'ago della bilancia per la formazione del prossimo governo. Intanto Farage va dritto per la sua strada e accusa: quanta «vigliaccheria morale» di Europa e Gran Bretagna su immigrazione ed estremismo islamico.

 

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