"Imprese svantaggiate quando ci sarà la ripresa"

La capogruppo Fi: "All'estero aziende aiutate subito. Il governo dà poco e non ha programmato nulla"

"Imprese svantaggiate quando ci sarà la ripresa"

«Gli schieramenti politici qui c'entrano poco: si tratta di evitare che nella fase della ripartenza le nostre imprese giochino in svantaggio. Sarebbe una catastrofe». La capogruppo dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini parla al telefono mentre si dirige a piedi verso il suo ufficio in Senato. Quando varca la soglia del palazzo si percepisce l'eco del vuoto e del silenzio da quarantena. Una condizione strana e pericolosa cui la politica cerca di reagire. Anche cercando di indicare a chi governa buone pratiche di altri Paesi.

Senatrice, qualche giorno fa il Giornale ha raccontato della rapidità con cui gli aiuti alle imprese si ottengono in Svizzera. Da noi è impossibile per via dell'Europa?

«Guardi, in realtà al momento pare sia impossibile in Italia. Un amico ha una grossa azienda di ceramiche con brand importanti e sedi anche in Francia. E lì a quanto pare è possibile».

C'è una risposta più celere alle imprese?

«Non solo la risposta: alla sede francese dell'azienda è arrivata una lettera con cui è il ministero per l'Economia a chiedere all'azienda se ha bisogno di qualcosa».

Ma in concreto i finanziamenti arrivano?

«Assolutamente sì, gli è stato mandato un codice da presentare alla sua banca per accedere a un credito a tasso quasi zero e con restituzione a lungo termine».

Da noi c'è stato il decreto Cura Italia, ma alle imprese non è arrivato un euro.

«Non ci si rende conto del danno enorme: abbiamo congelato il 75 per cento delle nostre attività produttive per fare quello che andava fatto contro il virus, ma c'è un pericolo in vista».

Quale?

«Queste aziende si troveranno a tornare sul mercato, quando si potrà ripartire. E se nel frattempo altri Paesi dell'Unione europea come Francia e Germania, o extra Unione come la Svizzera, garantiscono prestiti straordinari alle imprese in una misura anche cospicua, il rischio è che le nostre imprese si trovino in una condizione di svantaggio per non aver avuto l'indispensabile pompaggio di liquidità. Potrebbero finire con il trovarsi con un portafoglio clienti estremamente impoverito quando rimetteranno la chiave nella toppa dello stabilimento».

Cosa può fare il governo?

«Deve garantire modalità di acceso alla liquidità almeno analoghe a quelle degli altri Paesi europei per metterle nella condizione psicologica e anche concreta necessaria a superare questo periodo in modo vincente. Ed è stupefacente, essendo noi il primo Paese europeo colpito dall'economia, che il governo non l'abbia ancora fatto».

Cosa è mancato?

«L'errore degli errori del governo è stata la mancanza di programmazione. Pensi che non abbiamo nemmeno concordato con le aziende modalità di spedizione della merce già pronta né le abbiamo messe al riparo da eventuali conseguenze legali per il mancato adempimento di commesse».

Ma il governo vi ascolta?

«L'ascolto è garbato, ma non basta. Non siamo loro consulenti, ma una forza politica disposta a collaborare. Visto il momento, siamo pronti ad assicurare responsabilità. Non obbedienza».

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