Incidenti sul lavoro, altro giorno nero: due operai morti, grave un camionista

Il primo è precipitato dall'impalcatura, il secondo si è ustionato

Incidenti sul lavoro, altro giorno nero: due operai morti, grave un camionista

Un muratore e un operaio morti, un autotrasportatore gravemente ustionato. Continua ad allungarsi e drammaticamente sembra non volersi arrestare la triste lista dei decessi e degli infortuni sul lavoro. Ancora una volta quindi è la provincia di Bergamo a essere listata a lutto dopo che ieri poco prima delle 8.30 un operaio edile 36enne di origine indiana ha perso la vita dopo essere precipitato da un'altezza di otto metri nello stabilimento della fonderia «Toora Casting» a San Paolo d'Argon, comune a una decina di chilometri a est dal capoluogo orobico. La vittima, dipendente di una ditta esterna di Brembate Sopra, si trovava nella fonderia perché incaricato di rimuovere l'amianto dalla struttura esterna della ditta. Non essendoci stati testimoni della tragedia, è toccato ai tecnici all'Ats di Bergamo - intervenuti sul posto insieme ai carabinieri - ricostruire l'accaduto sulla base dei rilievi effettuati nella fonderia e concludere così che si è trattato di una duplice fatalità. Nonostante fosse stata installata apposta una rete sottostante di protezione, infatti, il muratore sarebbe precipitato nel vuoto dopo aver messo un piede sopra un lucernario che si è sfondato. Cadendo giù il 36enne in qualche modo è atterrato sulla rete scivolando però subito dopo attraverso un'apertura non prevista - forse per via di un foro o di un difetto (gli accertamenti sono in corso) - e finendo così per sbattere violentemente la testa al suolo. Un trauma che ne ha provocato la morte all'istante e sono risultate inutili le manovre di soccorso del personale sanitario di una ambulanza e di una automedica.

Poco più di due ore dopo un camionista italiano di 49 anni è rimasto ustionato in un maglificio, la «Radici Fil» di Casnigo, altro comune orobico, 23 chilometri a nord est di Bergamo. L'uomo, che guidava una autocisterna proveniente da un'altra ditta, è rimasto investito proprio dalla fuoriuscita accidentale della sostanza che trasportava, il caprolattame, un acido irritante e tossico che viene usato come materia prima nella realizzazione dei fili di nylon. Qualcosa è andato storto proprio mentre l'operaio stava eseguendo gli abituali collegamenti preliminari allo scarico dell'acido nei serbatoi aziendali. Il 49enne è sempre rimasto cosciente mentre riceveva le prime cure e, dopo l'arrivo di un'ambulanza e di un'auto medica, sul posto è giunto anche l'elisoccorso che lo ha trasportato d'urgenza all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo con diverse ustioni sul corpo.

Intorno a mezzogiorno, in Piemonte, ad Asti, in un laboratorio artigianale del centro, è toccata infine a un operaio italiano di 56 anni, morto a causa delle gravi ustioni riportate mentre lavorava. L'uomo è stato subito soccorso e rianimato, ma è morto poco dopo il ricovero in ospedale, all'ospedale Cardinal Massaia: le ustioni erano troppo vaste e avevano interessato circa il 70 per cento del corpo. Gli investigatori sono al lavoro per ricostruire l'accaduto.

In Italia nei primi sei mesi di quest'anno l'Inail ha registrato 538 vittime, 3 al giorno, e poco conta che siano 32 in meno rispetto al 2020, anno anomalo condizionato dal Covid, in cui alla fine si sono contate 1.538 vittime.

Il presidente dell'Inail, Franco Bettoni ricorda che le denunce di infortunio sul lavoro presentate all'Istituto tra gennaio e giugno 2021 sono state nel dettaglio 266.804 (cioè +8,9% rispetto allo stesso periodo del 2020), 538 delle quali con esito mortale (-5,6%).

«È indegno, indecoroso quello che succede, non si può continuare a morire sul lavoro», afferma, sollecitando «un cambio di rotta, un salto di qualità» per sviluppare una cultura nuova nel Paese su salute e sicurezza sul lavoro, basata sulla prevenzione.

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