Invece di scusarsi i ministri di Macron rincarano la dose: "La destra in Italia fa solo promesse"

I colleghi di Darmanin condividono l’attacco: "Siete degli imbonitori"

Invece di scusarsi i ministri di Macron rincarano la dose: "La destra in Italia fa solo promesse"

Ancora troppe cose non tornano nell'uscita del ministro dell'Interno francese Gérald Darmanin, che oltre a insultare il premier Meloni ha detto strumentalmente che «l'Italia è incapace di gestire la pressione migratoria»; ragion per cui, il ministro degli Esteri Antonio Tajani da ieri ha congelato il rapporto con Parigi, da cui - anziché delle scuse - sono arrivate altre bordate. «È incredibile - spiega il vicepremier - ho dovuto difendere l'onore e la dignità dell'Italia, non posso permettere che un ministro di un Paese amico offenda il presidente del Consiglio, il governo e soprattutto l'intero Paese, quindi per ora non è in agenda una visita, e non ci sarà, finché sarà chiarito che il governo francese e il presidente della Repubblica Macron non la pensano come il ministro dell'Interno, serve una condanna, Darmanin ci ha accostato all'estrema destra, incredibile».

Peccato che anziché sbianchettare l'intemerata di Darmanin, ieri altri ministri transalpini abbiano ingarbugliato ancor di più una crisi tutt'altro che prossima a rientrare. L'ossessione dell'estrema destra perseguita le viscere della «Macronie», rendendola cieca, in crisi di nervi e nei sondaggi di fronte all'ascesa di Marine Le Pen. Tanto che un fedelissimo dell'Eliseo getta altro sale sulla ferita romana: Clément Beaune, titolare dei Trasporti, dà infatti «ragione politica» al collega Darmanin, perché in fondo «ha solo ricordato ciò che è l'estrema destra, ovunque, in Italia come altrove, fa tante promesse e risolve poco i problemi».

Cercando nuovamente di associare il governo italiano alle ricette lanciate in patria dai lepenisti, va all'attacco pure Agnes Pannier-Runacher, ministra della Transizione energetica: «Quelli che promettono dei miracoli sono degli imbonitori». Parole di fronte alle quali l'Italia si mostra compatta, per il secondo giorno consecutivo: maggioranza e opposizione fanno quadrato sul No alle ingerenze d'Oltralpe, rispedite al mittente anche da Giuseppe Conte. Per il Pd, Darmanin «pensi ad altro e stia al suo posto». Carlo Calenda parla di frasi «inadatte». E seppure il portavoce dell'esecutivo francese Olivier Véran, in chiaro imbarazzo, ieri mattina aveva provato a «rassicurare» Roma («Non c'è alcuna volontà di ostracizzare l'Italia»), per il titolare della Farnesina è «insufficiente».

Di scuse non se ne parla, taglia corto il ministro dei Conti pubblici Gabriel Attal, altro uomo di Macron: «Penso semplicemente che molto presto questo incidente sarà alle spalle, perché la Francia ha troppo bisogno dell'Italia e l'Italia ha troppo bisogno della Francia su tutti i temi, in particolare sull'immigrazione». Scivolone o tattica? Ragioni di politica interna possono giustificare lo sgarbo. Macron ha appena dovuto congelare la legge sull'immigrazione perché non ha la maggioranza sufficiente per farla approvare dal Parlamento. Ma dietro l'offesa di Darmanin c'è anche il cinico bisogno di vedere l'effetto che fa tra i suoi, e scovare chi avrebbe avuto il coraggio di contraddirlo. Nessuno esplicitamente (resta solo l'irritazione della ministra Colonna che aveva invitato Tajani a Parigi). È stato un modo per testare le sue capacità di leadership. Un leader non si contesta. E un rampante ministro che punta all'Eliseo deve capire se a quella casella può ambire, anche a costo di boicottare le relazioni Italia-Francia.

A 24 ore dall'incidente diplomatico, le prime file d'Oltralpe, non sapendo come prendere la patata bollente, alla fine scartano quindi l'opzione delle scuse. Perfino la premier Elisabeth Borne si limita a invocare un «dialogo pacifico».

Ma una tirata d'orecchie arriva da Bruxelles. Perché quello delle migrazioni «è un fenomeno di cui si deve far carico tutta l'Ue - chiosa la presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola - l'Italia non può farcela da sola».

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