Una retorica a effetto. Frasi insolitamente infervorate con metafore ardite. Allo scopo di dare rassicurazioni sulla mission (come si usa dire ora) dell'azienda che dirige. Una lettera, una mail, spedita a tutti i componenti del consiglio di amministrazione di 3-I la società pubblica che gestisce i software di istituti come Inps, Inail e Istat. A firmarla il presidente della società Claudio Anastasio, ingegnere romano, classe 1969, considerato vicino a Fratelli d'Italia. Quelle frasi e quelle parole, però, sono apparse da subito alquanto insolite. E alcuni membri del cda, incuriositi, sono andati a vedere se per caso ci fossero citazioni nascoste. È bastato un controllo su un qualsiasi motore di ricerca sul web per notare una impressionante somiglianza con un discorso mussoliniano. E non uno qualsiasi. Bensì quello che il capo del fascismo fece all'inizio del 1925 per avocare a sé la responsabilità politica dell'omicidio di Giacomo Matteotti.
«Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l'arco di Tito? Ebbene - si legge in un passaggio della mail spedita al cda di 3-1 e firmata proprio da Anastasio -, io dichiaro qui, al cospetto di Voi, ed al cospetto di tutto il governo italiano, che assumo (io solo!) la responsabilità di 3-I (politica! morale! storica!) di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se 3-I è stata una mia colpa, a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l'ho alimentato nel mio ruolo». Parole di fronte alle quali molti dei destinatari hanno provato un imbarazzato disorientamento.
Quando il testo della mail ha raggiunto gli organi di informazione è scoppiato il caso politico. Anastasio, esperto di identità digitale e di normative europee, scelto nel novembre scorso dal governo Meloni per guidare la società informatica incaricata di accompagnare la Pubblica amministrazione nella delicata fase della transizione digitale, si è subito dimesso. Prima della nomina, arrivata a fine novembre con un dpcm della Meloni, Anastasio era noto soprattutto come fondatore di tNotice, società specializzata in raccomandate elettroniche. In passato, il suo nome aveva fatto notizia quando da presidente esecutivo della Mussolini Internet, annunciò nel giugno del '97 l'inaugurazione del sito ufficiale.
La sinistra è subito insorta contro la maggioranza di governo ritenendo il caso esemplare della mancanza di equilibrio dei manager scelti da Palazzo Chigi. Si parla soprattutto di dimissioni come «atto dovuto» e si chiede conto della nomina del manager romano a capo di una società pubblica. Oltre la Meloni viene chiamata in causa anche la ministra del lavoro Marina Calderone. Nicola Fratoianni di Sinistra italiana si appella alla Meloni via Twitter: «Lo faccia accompagnare alla porta, anzi lo nomini guardia d'onore del Duce e lo mandi a Predappio davanti alla Cripta così sarà contento». Mentre i senatori del Pd pubblicano una nota nella quale giudicano «inaccettabile che a capo di una società pubblica della Repubblica italiana sia stato messo un noto e fervente cultore mussoliniano». Con Pina Picerno che arriva a ipotizzare anche gli estremi del reato di «apologia del fascismo».
Sulle dimissioni di
Anastasio interviene anche il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Tommaso Foti. «Le dimissioni in genere sono un atto di volontà personale - spiega - e si presentano quando evidentemente si ritiene di aver sbagliato».
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