"Io, benzinaio, adesso vivo nel terrore. Con questi banditi so di essere nel mirino"

Paolo Brunelli, amico della vittima: non si può perdonare un crimine così

"Io, benzinaio, adesso vivo nel terrore. Con questi banditi so di essere nel mirino"

Budrio (Bologna) «Non riesco a immaginare la mia vita senza Davide. Lui era il mio amico più caro, un pezzo della mia famiglia. A chi l'ha ucciso dico solo che ha tolto la vita alla persona sbagliata». Paolo Brunelli conosceva Davide Fabbri da 14 anni. Con lui condivideva l'hobby dei mercatini, che li portava fuori dalle mura di Budrio tutte le domeniche. «Se Davide non fosse stato ucciso da quel rapinatore saremmo stati insieme anche domenica scorsa - racconta fra le lacrime nel suo distributore di benzina -. Avevamo appuntamento, mi sono svegliato con l'idea di incontrarlo. Poi ho saputo quello che era successo. E sono rimasto senza parole». Oggi che il suo più caro amico non c'è più il ricordo di tante giornate passate insieme si mischia a un dolore troppo grande. «Penso a come farò senza di lui - prosegue -. Era una persona speciale, tranquilla, bravissima, per bene. Ho legato subito con lui dopo il mio trasferimento in paese proprio per il suo carattere. I miei figli lo amavano moltissimo. Per chiamarlo usavano tanti soprannomi e quando sono stato costretto a dire loro che ormai non c'è più hanno sgranato gli occhi, e sono rimasti senza parole». Paolo, 51 anni - uno solo meno di Davide - gestisce una pompa di benzina in paese. E oggi più che mai ha paura di andare avanti. «Sono terrorizzato, so di fare un lavoro che mi mette molto a rischio - conferma -. Ormai queste persone sono senza scrupoli. Per loro la vita non vale niente, entrano per fare male, proprio come il killer di Davide». Eppure lui il porto d'armi non l'ha chiesto. «Non penso di prendere una pistola - dice -. Se capitasse a me quello che è successo al mio amico prenderei la cassa e la consegnerei. Purtroppo Davide ha cercato di difendersi. E adesso non c'è più». Paolo non fa che pensare a quel maledetto sabato sera. «È un'immagine fissa. Questo criminale è entrato nel bar sbagliato. Ha ucciso Davide per nulla. Cosa pensava di trovare? - si chiede disperato -. Penso solo al fatto che questa persona è entrata, lo ha ucciso senza pietà, ha puntato la pistola contro la moglie, è uscito e poi, non contento, è anche rientrato nel bar. È un gesto di una cattiveria e un'efferatezza che lascia senza parole». Adesso il pensiero è anche per chi è rimasto: la moglie Maria e il papà ormai anziano di Davide. «Sono rimasti solo loro due - dice Paolo -. Davide aveva già perso la mamma ed era figlio unico. Adesso non c'è più nessuno che possa mandare avanti l'attività. È una famiglia completamente distrutta che da oggi non saprà più come andare avanti». Mentre il killer, al momento, è ancora per strada.

«So che le forze dell'ordine stanno facendo il massimo per trovarlo, ma - prosegue - occorre che nel nostro Paese sia garantita la certezza della pena. Non è possibile che chi delinque poi stia fuori». Così come non è possibile perdonare. «Si può perdonare un incidente - conclude - ma non un crimine di questa gravità».

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