Islam, ecco i fondi segreti finiti alle moschee italiane

Da Saronno a Mazara, sono 45 i centri culturali legati ai Fratelli musulmani finanziati dal Qatar

Islam, ecco i fondi segreti finiti alle moschee italiane

Da Saronno a Mazara del Vallo da Torino a Ferrara, dal miraggio dei grandi minareti ai piccoli centri di provincia. È un flusso ingente e capillare quello che ha attraversato la penisola. Un flusso di denaro in partenza dal Qatar e destinato a 45 associazioni islamiche in Italia. Finanziamenti che ora è possibile quantificare dettagliatamente: 22 milioni e 898.600 euro, il 45% di 50 milioni e 384mila euro, indicato come costo totale di 45 progetti.

Quasi 23 milioni, insomma, un record in Europa. Questo fiume di denaro era stato documentato in Qatar papers, il libro-inchiesta di Christian Chesnot e Georges Malbrunot. I due decani del giornalismo francese hanno avuto accesso a un'imponente mole di documenti sulla «Qatar Charity», la poderosa organizzazione qatariota che formalmente è un'ong - la più potente dell'emirato - ma in realtà è legata alle autorità governative. In questa miniera di documenti esaminati dai due reporter - per lo più comunicazioni fra la «ong-governativa» e i beneficiari delle donazioni - molti parlano italiano. Izzedin Elzir, ex presidente dell'Ucoii, ha riconosciuto queste elargizioni. Lo ha definito «un lavoro di raccolta fondi molto valido con il Qatar che ci ha consentito di procurarci 25 milioni di euro». L'ordine di grandezza corrisponde. «La Qatar Charity - ha aggiunto - garantisce trasparenza, tracciabilità tra chi dona e chi riceve». Incontrando gli autori di «Qatar papers», Elzir ha ribadito: «È vero, abbiamo ricevuto donazioni da Qatar Charity. Le abbiamo utilizzate per aiutare più di 43 moschee in Italia». Nel colloquio riportato, Elzir ha ricondotto questo finanziamento alla volontà di rendere le moschee «belle quanto lo sono i nostri Paesi». Il file che ricostruisce «i contributi di solidarietà», la tabella dettagliata di queste donazioni, è ora in possesso del Giornale. Scorrendola, saltano agli occhi i fondi destinati a Roma Centocelle (oltre 4 milioni), Bergamo (5 milioni oggetto di un contenzioso), nonché la somma di oltre un milione destinata a Lecco e Saronno, gli 800 mila euro per Ravenna, i 406mila per Olbia. Catania viene citata due volte per un totale di 1,6 milioni. E la Sicilia riscuote grandi attenzioni, probabilmente in virtù della «nostalgia della presenza musulmana».

Il Qatar negli ultimi anni è divenuto «il principale finanziatore di moschee e centri islamici in Europa, perlopiù istituzioni legate ai Fratelli musulmani», questo lo ha attestato uno dei massimi esperti mondiali di islam e integralismo, l'italiano Lorenzo Vidino, che fra l'altro ha presieduto una Commissione sulla radicalizzazione istituita a Palazzo Chigi.

Quella del Qatar, va detto, è anche la storia di un Paese di successo, che intrattiene relazioni diplomatiche ad altissimo livello anche con l'Italia. Ed elargizioni simili oggi in Italia non sono illegali (una proposta leghista che puntava a regolare questo fenomeno è finita in un cassetto). Il punto che emerge è la qualità e la fisionomia degli interlocutori, interni ed esterni. «Si sapeva che il Qatar gioca un ruolo di prim'ordine nel finanziamento di una parte dell'islam italiano - osserva ora Vidino, oggi direttore di un programma sull'estremismo alla George Washington University - ma i documenti mostrano in maniera chiara quanto sia estesa questa influenza. Ci si deve chiedere quale sia l'interesse del Qatar e soprattutto quale sia l'influenza sull'ancor giovane comunità islamica italiana del suo supporto finanziario a un tipo di islam ultra-conservatore, quale ne sia l'impatto sulla sua integrazione.

In altri paesi i Qatar Papers hanno avuto un impatto molto forte, portando vari governi a rivedere i rapporti col Qatar e con le organizzazioni che ne ricevono i fondi. Sarebbe una discussione da avere anche in Italia».

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