Può esistere un Islam pienamente italiano? Secondo il governo pare di sì tanto che lo scorso febbraio il ministero dell’Interno ha stipulato persino un patto nazionale con le varie associazioni islamiche che dovrebbe portare a una vera e propria intesa.
“È un punto di forza e di vanto aver sottoscritto questo patto con l'Islam nazionale, per un Islam italiano che si fonda nelle premesse sugli articoli della nostra costituzione e sul riconoscimento da parte della comunità dei principi fondamentali della costituzione", ha detto Gerarda Pantalone, responsabile del dipartimento Libertà civili e Immigrazione del ministero dell'Interno, intervenendo oggi all’incontro, tenutosi ieri alla Camera dal titolo: "L'Islam in Italia. Quale patto costituzionale?". Il problema è sempre lo stesso: trovare un unico interlocutore nel mondo islamico. “Riteniamo – ha aggiunto la funzionaria del ministero - che un unico referente possa fungere da facilitatore per un'intesa. Il ministero dell'Interno ha dato la sua disponibilità affinché si possa partire con un tavolo tecnico preliminare per vedere cosa riusciamo a mettere in campo". L’obiettivo del governo è quello di dare il pieno diritto al milione e 600 musulmani italiani di “esercitare la loro religione nel pieno rispetto della legge italiana".
Far coesistere il diritto islamico con l’ordinamento italiano è un gran bel grattacapo. Soprattutto se nel salvaguardare il diritto ad esercitare la libertà religiosa dei musulmani si deve anche, come sappiamo, preservare la sicurezza degli italiani. Su questo punto Stefano Dambruoso, deputato dei ‘Civici e Innovatori’, è stato molto chiaro: la "sola restrittività non basta" e pertanto ha auspicato che venga approvata la sua proposta di legge per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo jihadista che sarà in discussione alla Camera questa settimana. Una legge che "mira a sviluppare il dialogo interreligioso e interculturale come strumento parallelo rispetto alla punibilità dei terroristi" e che tiene conto del fatto che l’immigrazione porterà sempre più bambini di origine araba-musulmana a sedere tra in banchi di scuola accanto ai giovani italiani di fede cattolico-cristiana.
E sembra essere proprio questa la soluzione: creare una società multiculturale. Lo ha spiegato bene Yahya Pallavicini, presidente del Coreis. “Un’Islam italiano non è quello di un uomo bianco in giacca e cravatta e che sa tutti i cantici di Dante a memoria. No, è un islam figlio della lungimiranza dei nipoti che – spiega il rappresentante musulmano - sono venuti dall’Africa e dall’Asia o dal Medio Oriente, progressivamente, diventano cittadini italiani e avranno la ricchezza di una doppia cultura”. Secondo Pallavicini “bisognerebbe una visione più avanzata di uno scenario dove l’italiano è, in qualche misura, il risultato, direbbe l’arcivescovo Scola, di un “meticciato”.
Bisognerebbe smetterla col monoculturalismo esclusivo”. Ecco, dunque, cosa significa creare “un islam italiano”: dare il benvenuto al multiculturalismo. Esattamente il modello che ha fallito in tutta Europa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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