Israele riapre la Spianata, tornano i visitatori ebrei. L'Anp: "Una provocazione"

Regge la tregua coi palestinesi ma continuano gli attriti. A Tel Aviv contestato Netanyahu

Israele riapre la Spianata, tornano i visitatori ebrei. L'Anp: "Una provocazione"

La tregua tra Israele e palestinesi regge ma le turbolenze e gli attriti non sono finiti, anche all'interno di Israele, dove Benjamin Netanyahu appare in difficoltà. Nello stesso tempo il segretario di Stato americano Antony Blinken ha ribadito che «gli Stati Uniti sono impegnati per una soluzione a due stati». Ieri il Monte del Tempio, Spianata delle moschee per i musulmani, è stato riaperto ai visitatori ebrei dopo che era stato chiuso negli ultimi 19 giorni, prima per la fine del Ramadan e poi per la guerra sanguinosa, oltre 205 morti, con Hamas. Quasi 100 visitatori ebrei sono saliti al luogo sacro, in momento di tensione massima, tanto che le autorità israeliane hanno proibito l'ingresso a tutti i palestinesi di meno di 45 anni. Il timore è che una minima scintilla possa innescare una nuova fiammata, ma il provvedimento è contestato e rischia di riaprire un nuovo ciclo di accuse e controaccuse. Il Waqf, l'organizzazione islamica giordana che ha l'autorità religiosa sull'area, ha protestato. L'Autorità Nazionale Palestinese ha condannato l'accaduto, e ha parlato di «provocazioni» che potrebbero causare una nuova «escalation». Il portavoce della polizia israeliana, Micky Rosenfeld, ha spiegato che l'area è stata messa in sicurezza per «prevenire incidenti».

La preghiera ebraica sul Monte del Tempio è in teoria proibita dalla polizia, ma negli ultimi anni si è sempre chiuso un occhio, sebbene i fedeli debbano essere senza gli scialli di preghiera, i tefillin, ossia le due scatolette di cuoio che si legano sul braccio sinistro e sulla testa che gli ebrei portano durante la preghiera del mattino e l'uso di rotoli della Torah. Itamar Ben-Gvir, capo del partito di estrema destra Otzma Yehudit che fa parte del nuovo Religious Zionist Party di Bezalel Smotrich, ha però descritto la situazione per i visitatori ebrei del sito come "discriminazione incessante. Ogni eccessiva apertura verso i fedeli ebrei è però destinata a riaccendere la rabbia palestinese. Come alla fine di questo Ramadan quando le preghiere dei giovani arabi sono degenerate in scontri, con lancio di pietre e molotov. La polizia è intervenuta per sgomberarli, anche all'interno della moschea di Al-Aqsa. Allora Hamas ha iniziato a lanciare razzi su Gerusalemme e tutto è precipitato.

Alla fine di undici giorni di battaglia sia Hamas che Netanyahu hanno proclamato la vittoria». Ma il premier israeliano sembra in difficoltà. Migliaia di israeliani hanno marciato a Tel Aviv sabato sera in una dimostrazione di sostegno alla pace e alla convivenza tra ebrei e arabi. I manifestanti hanno espresso il loro sostegno al recente cessate il fuoco tra Israele e Hamas e chiesto al governo di agire per porre fine all'occupazione israeliana in Cisgiordania e per raggiungere la pace con i palestinesi. La marcia di massa da piazza Rabin si è diretta verso piazza Habima; tra i relatori c'era lo scrittore israeliano David Grossman, il leader della Joint List Ayman Odeh e Tamar Zandberg di Meretz.

«Ci sono due popoli che vivono qui ed entrambi meritano il diritto all'autodeterminazione», ha esordito Odeh. «Questi ultimi giorni ci hanno mostrato come la vita in questo Paese possa diventare un incubo», ha aggiunto invece Zandberg.

Sempre sabato, centinaia di persone si sono radunate davanti alla residenza di Netanyahu a Gerusalemme, chiedendogli di dimettersi, sostenendo che ha esteso le operazioni militari senza motivo se non per interesse personale.

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