Non la vede tanto positiva l'attuale situazione politica italiana l'ex premier e segretario della Dc Ciriaco De Mita, che intervistato da Tommaso Labate sul Corriere della Sera parla di un "altro diluvio in arrivo sull'Italia", ma non dal punto di vista biblico ma di quello istituzionale.
"Vedo troppi segnali di un diluvio imminente", afferma l'attuale sindaco di Nusco che continua "la disgregazione dell’Europa è un rischio reale. L’Unione doveva mettere insieme la potenza economica della Germania, la potenza militare della Francia e l’intelligenza dell’Italia. Questo meccanismo si è inceppato. Noi dovremmo prima pensare a nuovi modelli; invece su tutte le questioni, immigrazione compresa, agiamo senza aver prima pensato alcunché".
Il tema della riflessione in politica è il leitmotiv dell'intera intervista all'uomo di 91 anni che, a lungo, è stato il deux ex machina della prima repubblica e di una parte della seconda. E il giornalista incalza su questo aspetto, evidenziando come da sempre De Mita sia accusato di una superbia politica che lo porterebbe a pensare di essere il più intelligente. Ma su questo aspetto il politico che difficilmente "sbotta" invece perde le staffe: "È una balla, non mi sono mai sentito più intelligente degli altri. Semplicemente, per me è naturale dire o fare una cosa soltanto dopo averla pensata".
Su questa affermazione Labate incalza e lo porta ad un confronto immaginario con l'attuale big della politica italiana Matteo Salvini e qui De Mita afferma:"le ripeto, io sono abituato ad anteporre un pensiero a qualsiasi cosa dica o faccia. Al contrario, nei discorsi di Salvini non c’è la benché minima traccia di un pensiero. Dal mio punto di vista, i suoi sono discorsi non logici e le sue parole non hanno alcun senso. Badi bene che per chi fa politica il pensiero – che poi può essere giusto o sbagliato, azzeccato o meno – deve sempre porsi l’ambizione di essere proiettato al bene comune. Salvini invece sta dentro un governo che, invece di creare l’ordine, si appresta a evitare il disordine che crea".
Da qui l'inizio della riflessione in negativo dell'attuale conteso politico italiano e di una crisi che richiama, seppur su aspetti diversi, le altre tante crisi istituzionali e costituzionali del nostro Paese. Si parla di Berlusconi, di Aldo Moro e della sua uccisione, del periodo del Caf, di Craxi e della crisi degli anni ottanta fino a Tangentopoli. Labate gli chiede qualche dettaglio su quel periodo preTangentopoli e prefine della Prima Repubblica. "Stabiliamo insieme che, dopo il voto, avremmo dovuto fare un governo coi comunisti. Craxi era d’accordo. Andai da Gerardo Chiaromonte per chiedergli se, vista l’opera di risanamento dei conti pubblici che eravamo chiamati a mettere in campo, il Pci avrebbe gestito meglio quel passaggio stando nel governo oppure solo appoggiandolo da fuori. 'Senz’altro stando dentro', mi rispose Chiaromonte. Dopo le elezioni, Craxi si rimangia la parola. Invece di un comunista, com’era nel piano originario, eleggiamo Oscar Luigi Scalfaro alla presidenza della Camera. E successivamente, dopo la strage di Capaci, alla presidenza della Repubblica. Al suo posto, a Montecitorio, finalmente arriva un comunista, Giorgio Napolitano. Ma lo schema del governo col Pci era ormai saltato".
Quindi i segnali del primo diluvio in arrivo (Tangentopoli)
e l'inizio della Seconda Repubblica in cui De Mita pian piano assumerà un ruolo sempre più defilato sino a questo ultimo periodo della sua lunga vita politica, con il secondo mandato da Sindaco di Nusco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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