Fino all'ultimo, nel quartier generale renziano, si è tentato di ritagliarsi almeno un ruolo: quello di essere stati «decisivi» per la vittoria di Eugenio Giani in Toscana, sbarrando il passo ai desideri di rivalsa della Lega. «Salvini voleva prendersi in Toscana la rivincita del Papeete, un anno dopo - dice Matteo Renzi -. Operazione fallita! Oggi si festeggia».
Ma non è andata così, e Italia viva, nata un anno fa dalla scissione d'agosto promossa dall'ex segretario del Pd, non ha molto da festeggiare. Il partito renziano ha affrontato la sua prima prova elettorale, e aveva diverse partite in ballo e un obiettivo: dimostrarsi determinante per la vittoria nella «sua» Regione di elezione, dove Renzi è nato e ha fatto i primi passi pubblici, dove è stato presidente di Provincia e poi sindaco di Firenze per due mandati, dando poi la scalata alla politica nazionale. Renzi del resto è stato determinante, a suo tempo, nella scelta del candidato alla successione di Enrico Rossi, il governatore uscente, ha puntato le sue fiche su Eugenio Giani e la ha spuntata. Giani ce l'ha fatta, ma la speranza renziana di incassare lì una percentuale robusta (si parlava addirittura di due cifre) è andata delusa: a 1.677 sezioni su 3.937, il candidato del centrosinistra staccava di oltre 7 punti la leghista Susanna Ceccardi mentre Italia Viva si attestava al 4,5%. Le proiezioni di ieri sera non davano Iv oltre il 5 per cento. Apporto importante, ma certo non decisivo.
La seconda partita era quella pugliese: lì Italia viva si era alleata con Azione di Carlo Calenda e con +Europa di Emma Bonino per tentare di sbarrare la strada alla rielezione del governatore Michele Emiliano, gran demagogo para-grillino e acerrimo nemico di Renzi. La sua conferma appariva molto a rischio, dopo una gestione pressoché fallimentare della Regione in questi anni di governo, e candidandogli contro Ivan Scalfarotto si è provato a farla saltare. Ma l'operazione è fallita: la capillare campagna un po' alla Achille Lauro di Emiliano, il suo appello sotterraneo al voto di destra, il crollo della Lega in regione hanno finito per portarlo alla vittoria più inaspettata, tra quelle di ieri. E per il candidato liberal che gli era stato contrapposto è finita male: Scalfarotto galleggia tra il 2 e il 3%, le liste non vanno meglio.
Matteo Renzi può applaudire alla clamorosa vittoria di Vincenzo De Luca in Campania, dove Italia viva aveva appoggiato la sua candidatura. «Complimenti e buon lavoro a De Luca. Abbiamo collaborato a livello istituzionale, lo abbiamo sostenuto a livello politico. Anche per lui una grande vittoria», twitta. E la Campania è l'unico luogo dove le liste di Italia viva, date al 5,6%, supererebbero lo sbarramento previsto dall'attuale testo di nuova legge elettorale. In Liguria, dove Italia viva ha sostenuto Aristide Massardo in dissenso con l'alleanza Pd-M5s su Ferruccio Sansa: il candidato è dato al 3,6%. Nel Veneto della superstar Luca Zaia (903 sezioni su 4.751) Daniela Sbrollini è al 0,6%.
Nelle Marche dove Iv era nella coalizione di centrosinistra a sostegno di Maurizio Mangialardi il dato è attorno al 3%. Il timore, ora, è che il peso contrattuale renziano nella maggioranza si riduca assai, e che dai gruppi parlamentari, spaventati dai risultati deludenti, inizi la fuga e il tentativo di rientrare nel Pd.
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