La pandemia ha mandato in tilt il sistema sanitario. E ha oscurato patologie che purtroppo provocano un numero di morti ben più alto rispetto a quelli del virus. Ha ragione il primario di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele di Milano Alberto Zangrillo che ieri, dalle pagine del Il Giornale, ha denunciato che 8 malati su dieci vengono ricoverati per patologie gravi che non sono Covid.
L'aumento delle emergenze è solo l'inizio di un'onda anomala che si sta per abbattere sulla sanità. È il risultato del drastico calo degli screening (2,1 milioni in meno quelli oncologici tra gennaio e settembre 2020) e della rinuncia alle cure, quasi raddoppiata rispetto al 2019, tanto che il 68% dei cittadini ha rinviato visite e appuntamenti per esami di prevenzione senza fissarne di nuovi. Gli italiani hanno trascurato la propria salute «ordinaria» e si sono tenuti ben lontani dagli ospedali per paura del contagio. Si sono visti rinviare a chissà quando gli interventi non urgenti e non hanno più effettuato quelle visite preventive che avevano fatto della diagnosi precoce una delle più affilate armi della sanità italiana per combattere sul nascere l'insorgere di tumori e malattie croniche. «Va colmato questo gap - spiega Stefania Gori, presidente di Ropi, rete oncologica pazienti - per tornare a garantire la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi. E contemporaneamente andranno gettate le basi per la nuova oncologia post Covid, con percorsi protetti e misure di sicurezza».
L'Istat calcola che in media la speranza di vita è scesa da 83,2 a 82,2 anni. E il report Salutequità, pubblicato a marzo, conferma con i numeri quante e quali siano le cure dimenticate in nome del Covid. Avere dei dati ufficiali è ancora molto difficile ma lo screening cervicale, le mammografie e gli esami di prevenzione contro il tumore al colon sono scese del 48%. Le diagnosi di carcinomi e di adenomi sono 13mila in meno rispetto al pre pandemia. E ovviamente non significa che il cancro sia sparito. Viene solo diagnosticato in ritardo, quando magari è a uno stadio più avanzato. «Sono 6mila gli adenomi non diagnosticati - denuncia Giordano Beretta, presidente dell'Aiom, associazione italiana di oncologia medica - Significa che siamo di fronte a migliaia di occasioni probabilmente perse di fermare la malattia prima che si trasformi in un tumore vero e proprio. Nei prossimi mesi tratteremo malati oncologici più gravi. Ci saranno quindi costi più alti da affrontare e un impegno maggiore da parte degli oncologi. L'aumento dei decessi a causa di tutto questo lo vedremo solo fra qualche anno. Già oggi i morti di cancro sono 502 al giorno, come nei peggiori bollettini della pandemia. Ma questo avviene tutti i giorni, non solo nei picchi. Rendiamocene conto: il Covid finisce, il cancro no».
I dati sono preoccupanti in tutta Europa. Se infatti si prevede, rispetto al 2015, un calo del tasso di mortalità del 7% per gli uomini e del 5% per le donne per quasi tutti i tipi di cancro (tranne pancreas e polmone nelle donne), si teme il peso della pandemia. Uno studio dell'università Statale di Milano, pubblicato sulla rivista Annals of Oncology, e condotto dal gruppo coordinato dall'epidemiologo Carlo La Vecchia, stima che 1,4 milioni di persone moriranno complessivamente di cancro nel 2021, di cui circa 47.300 tra Ue e Regno Unito per tumore al pancreas. Inoltre, avverte l'epidemiologo, nel prossimo futuro c'è il rischio «che i morti per tumore nel 2020 vengano registrati come decessi dovuti al Covid-19, facendo diminuire apparentemente i tassi di mortalità per cancro».
La richiesta dei medici, oncologi e cardiologi in particolar modo, è un piano per recuperare le visite saltate, per potenziare reparti e medicina del territorio e per tornare a far fronte non all'emergenza, ma a quella silenziosa quotidianità della sanità che per mesi è stata trascurata.
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