Un tesoro da 5.256 miliardi di euro. Un po' più grande del Pil giapponese, la terza economia mondiale. A tanto ammonta la ricchezza finanziaria degli italiani, cresciuta di 1.699 miliardi (+47,8%) rispetto a dicembre 2011 e in aumento di 320 miliardi rispetto al 2020 (+6,5%). Lo ha stimato la Federazione autonoma bancari italiani, nel suo rapporto «I risparmi degli italiani dopo 10 anni di whatever it takes» presentato ieri. Si tratta di una montagna di risorse, che tuttavia deve essere preservata dall'erosione esercitata dall'inflazione e dalle maxi bollette energetiche. E, forse più di tutto, da chi stravede per le tasse. Al contrario, sarebbe cosa buona e giusta incrementarla, magari con meno imposte per rilanciare il Pil.
«Sarebbero dannosi interventi fiscali, come a esempio la patrimoniale, che aumenterebbero il carico fiscale su denaro che è frutto di risparmi sui redditi delle lavoratrici e dei lavoratori, quindi già ampiamente tassato dallo Stato», ha affermato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Secondo il leader sindacale, un modo per far sì che questo enorme capitale contribuisca alla crescita del Paese, è «una corretta politica di tutela e incentivazione dei risparmi verso investimenti produttivi».
Da una parte, infatti, una patrimoniale andrebbe a risucchiare risorse destinate al buco nero della spesa pubblica, con qualcuno magari tentato di utilizzarle per finanziare mance e bonus. Ma se, con i corretti incentivi, una parte di questa ricchezza finisse per essere investita nelle aziende italiane, allora potrebbe trasformarsi in un vantaggio duplice: crescita del Pil e maggiore gettito per lo Stato e rendimenti per i risparmiatori, in una sorta di circolo virtuoso che si autoalimenta. Questo, per altro, può rappresentare «la ricetta giusta per accompagnare l'utilizzo dei fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza» osserva Sileoni che, nel suo intervento, ha fatto riferimento agli anni di Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea. «Le decisioni assunte per salvare l'euro a ogni costo hanno tutelato i risparmi degli italiani che sono cresciuti quasi del 50%. Quei provvedimenti, quindi, non solo hanno preservato la moneta unica, ma hanno anche rafforzato la ricchezza finanziaria delle nostre famiglie che, oggi, dovrebbe essere maggiormente considerata nei programmi elettorali dei partiti in vista del 25 settembre».
Ma, più nel dettaglio, come sono composti questi 5.256 miliardi? La liquidità, in contanti e depositi bancari, è a quota 1.629 miliardi di euro ed è il 31% del portafoglio delle famiglie come nel 2011. Seguono le azioni e le polizze assicurative, che sono rispettivamente il 23,8% e il 23,1% dei risparmi degli italiani (erano entrambe attorno a quota 19%). I fondi comuni, poi, si attestano al 14,7% con 771 miliardi, mentre le obbligazioni, con un ammontare di 233 miliardi, sono crollate in un decennio dal 20% del 2011 al 4% del totale degli investimenti e delle riserve delle famiglie.
La Fabi ha fornito anche una fotografica sul salvadanaio dei nostri vicini europei. Oltre che agli italiani, anche tedeschi e spagnoli amano il contante.
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